La corsa a ostacoli dei rifugiati

Sabato, 18 giugno, migliaia di immigrati hanno preso parte a Caserta al corteo predisposto in vista della Giornata Mondiale del Rifugiato che si è celebrata lunedì 20 giugno, chiedendo alle istituzioni di fornire permessi di soggiorno ai tanti migranti come strumento di riconoscimento umano e lavorativo, in particolare i permessi di soggiorno per ‘protezione speciale’, per riconoscere il diritto di soggiorno a chi vive qui e a chi fugge da conflitti e povertà. “Essere al fianco degli immigrati – ha detto il vescovo di Caserta Pietro Lagnese – significa agire per la pace, la giustizia la libertà ed i diritti della persona”. Intanto, quest’anno sono arrivate a quasi 100 milioni – il numero più alto degli ultimi 50 anni – le persone che hanno abbandonato il proprio Paese in guerra, per povertà e carestia o per violenza e discriminazioni.
“Le guerre, anche l’ultima in Ucraina con sei milioni e mezzo di rifugiati e altrettanti profughi interni, i 34 conflitti in corso nel mondo, i disastri ambientali, la fame, la tratta e lo sfruttamento stanno costringendo sempre più persone e famiglie a lasciare la propria terra per chiedere protezione e asilo altrove” ha dichiarato mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni (Cemi) e di Fondazione Migrantes, in occasione della Giornata, puntando il dito contro la politica che, “di fronte a questo fenomeno epocale continua a fare passi avanti, ma anche molti passi indietro”. Il vescovo richiama l’attenzione in particolare sui respingimenti e sul ritorno delle deportazioni: “Si può apprezzare la proposta europea che finalmente impegna ogni Paese alla solidarietà nei confronti di richiedenti asilo e rifugiati, ma, nello stesso tempo, non si può non denunciare il ritorno alle deportazioni e l’aumento del numero dei morti nel Mediterraneo, sebbene siano diminuiti gli arrivi; così come la diversa attenzione prestata a richiedenti asilo e rifugiati di diversi Paesi, i respingimenti in mare e in terra senza identificazione e tutela e la crescita di violenze nei campi profughi africani”.
Unanimi i giudizi delle associazioni più note che si occupano del problema. Dal 24 febbraio ad oggi sono più di 2 milioni i bambini e le bambine fuggite dall’Ucraina a causa della guerra e 3 milioni sono sfollati interni. “Oltre al rischio della vita, il trauma del conflitto lascia segni profondi nella psiche dei più piccoli” ricorda Terre des Hommes. Accogliere tutti i minori migranti e non soltanto quelli ucraini, è l’appello che Save The Children fa all’Europa. “Viaggi che durano mesi o anni, passando – spiega l’organizzazione – da uno Stato all’altro da ’invisibili’, con ragazzi e ragazze soli e famiglie con figli piccoli che conoscono l’orrore delle percosse, dei cani aizzati contro, della morte dei compagni di viaggio”.
Per Rossella Miccio, presidente di Emergency, la data del 20 giugno “è una data simbolo che deve contribuire ad aprire una riflessione” in particolare sul fatto che, ad oggi, esistono “profughi di serie A e di serie B”.