
Conflitti dimenticati. Nel Paese asiatico la guerra è in atto dal 2015

In Yemen da aprile è iniziata una tregua prevista fino a fine maggio. Non cadono più le bombe ma la situazione umanitaria è una delle peggiori al mondo. Si tratta della prima tregua dall’inizio del conflitto nel 2015. L’Arabia Saudita, che guida la coalizione a sostegno dei lealisti, ha annunciato di voler rilasciare decine di miliziani Houthi del movimento “Ansar Allah” (i ribelli sostenuti dall’Iran che ora controllano la capitale Sana’a). I negoziatori internazionali sperano che a fine maggio la tregua sia rinnovata, anche grazie alla ripresa dei colloqui tra Iran e Arabia Saudita. La crisi umanitaria conta però 20 milioni di persone (i due terzi della popolazione) bisognose di aiuti.
Su 30 milioni di abitanti ci sono 3 milioni di sfollati interni. Solo chi poteva permetterselo si è rifugiato in altri Paesi della Penisola Arabica, negli Usa o in Norvegia. La maggior parte della popolazione, essendo povera, è dovuta restare. Lo Yemen, insieme a Etiopia (Tigray) e Sud Sudan, rientra tra le tre crisi umanitarie più gravi al mondo, con un aumento dal 2016 del 571% di persone a rischio fame e con l’aggravante che nel 2022 arriverà solo la metà dei circa 4,3 milioni di dollari necessari per supportare la popolazione. In alcune zone del Paese, come la città di Abs, la malnutrizione è a livello altissimi, soprattutto tra i bambini.
A causa dell’embargo di alcune materie prime e dei prezzi e della scarsità del carburante, la popolazione non riesce ad avere cibo a sufficienza. Tanti bambini non vanno a scuola, sia perché molti istituti sono stati distrutti dal conflitto, sia perché devono lavorare per sostenere la famiglia. Molti centri di salute nei territori sono stati costretti a chiudere per mancanza di fondi. In sette anni la guerra in Yemen ha causato la morte di circa 400mila persone secondo l’Onu. È questo il panorama descritto al Sir da Thomas Courbillon, capo missione di Medici senza frontiere (Msf) in Yemen, dove l’organizzazione è presente in 12 ospedali e 14 centri di salute. “Per il momento, afferma Courbillon, non vediamo un miglioramento tangibile e le prospettive per il 2022 non sono molto rosee”.
A pagare il prezzo più alto, come in ogni conflitto, sono donne, bambini e persone anziane. Emergono grossi problemi di malnutrizione infantile, perché le famiglie hanno difficoltà a reperire cibo. Gran parte della popolazione, soprattutto gli sfollati, dipende dalle organizzazioni umanitarie per i beni di prima necessità. Nel mondo occidentale non si parla di questo “conflitto dimenticato” forse perché “non ci sono risorse importanti per le nostre industrie”, commenta Courbillon, che conclude con un appello: “Prima c’è stata la pandemia da Covid, oggi l’Ucraina. È vero che i conflitti dimenticati ci sono sempre stati ma è importante mantenere una certa attenzione sullo Yemen”.
P.C. – Agensir