Domenica 6 marzo – I di Quaresima
(Dt 26,4-10 – Rm 10,8-13 – Lc 4,1-13)
“Se tu sei Figlio di Dio di’ a questa pietra che diventi pane”. Non è una brutta idea. Quando stai camminando dal deserto al Giordano ti viene anche buona. E’ Dio che la inventa, si chiama manna, ed è segno divino. Ma quando stai facendo il cammino al contrario, come Gesù, dal fiume al deserto, stai entrando nella tentazione, stai andando alla radice, stai diventando grande: oltrepassi l’infantilismo. E allora Gesù porta a radicalità quella promessa. Non è più tempo di miracoli, non è la pietra che deve diventare pane è l’uomo che liberamente deve diventare pane, eucaristico. Io vi trasformerò in pane.
“Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra… se ti prostrerai in adorazione”. Non è una brutta idea. Andare in alto. Da sempre l’alto, il monte è segno di manifestazione del divino. Gesù tradisce la tradizione. Dice che non basta. Dall’alto il tentatore dice che in fondo il potere non è malvagio, basta chiamarlo servizio e poi costruire. Gesù rimane in piedi dicendo che lui vuole niente. Niente sarà mio perché tutto e tutti saranno liberi. Gerusalemme. Città Santa. Non è una brutta idea. Mostrare che Dio è affidabile e mostrarlo nella divina città. Mostrare che di Dio ci si può fidare, che ci pensa lui, che credere rende migliore la vita, che tanto ci saranno sempre angeli a sorreggerci. Sta anche scritto nella Bibbia. Gesù è così libero che decide di tradire le attese dell’uomo. Di oltrepassare perfino le parole bibliche, di trovare un guado, di passare dal fiume al deserto, alla radice, dove si impara che libertà non è verificare l’affidabilità di chi dice di amarci ma di non metterlo proprio alla prova. Perché l’amore non si prova. L’amore non è una vita messa alla prova ma è la vita che chiede di essere provata dall’Amore. Amare prova che siamo vivi e liberi.
don Alessandro Deho’