
Il Rapporto povertà Caritas Toscana 2022: “Fatti di prossimità. Fatti di Vangelo” Due anni di crisi hanno posto in ulteriori difficoltà le donne, i giovani e gli immigrati
È stato presentato, venerdì scorso a Firenze, sia in presenza che on line sul canale Youtube, il Rapporto povertà Caritas Toscana 2022, intitolato “Fatti di prossimità. Fatti di Vangelo”, sul tema della povertà e dell’inclusione sociale nella nostra regione. Prima di Francesco Paletti, dell’Osservatorio povertà e risorse della Delegazione regionale Caritas Toscana – uno dei curatori del documento, che ha parlato delle “povertà in Toscana al tempo della pandemia: il monitoraggio di Caritas Toscana” – hanno introdotto l’incontro mons. Roberto Filippini, vescovo incaricato Cet per le Caritas della Toscana, e Serena Spinelli, assessore alle Politiche Sociali della Regione Toscana. “La pandemia – ha detto il vescovo – ha ricordato che le povertà, cresciute durante la crisi sanitaria, vengono in gran parte dal passato e hanno radici nelle crisi manifestatesi negli anni precedenti”. Gli interventi di sostegno possono essere utili – e anche doverosi – nel momento dell’emergenza, ma il problema si può risolvere solo con interventi strutturali. Il ruolo delle Caritas è quello di chi osserva con lucidità, discerne, segnala i disagi e le sofferenze, indica percorsi e prospettive. È quindi necessario un lavoro di rete, come quello tra Regione, Terzo settore e Caritas che è alla base della preparazione del Rapporto.
Sullo stesso tono l’intervento della Spinelli, che ha sottolineato il fatto che la crisi degli ultimi due anni ha posto in ulteriori difficoltà le donne, i giovani tra i 25 e i 35 anni, già colpiti dal lavoro precario, gli immigrati (anche se, per quanto riguarda le nuove povertà, la differenza tra italiani e stranieri sta diminuendo). Altro grave problema è quello della povertà educativa: l’accesso a istruzione e formazione è un tema di qualità della vita e rappresenta una speranza per il futuro. Per uscire dall’emergenza, il sistema Paese deve costruire una rete di welfare che sia di sostegno e aiuti le persone a risollevarsi. L’intervento di Paletti ha riguardato i dati concreti della povertà in Toscana.
I due anni di pandemia hanno influito in negativo più delle crisi e delle politiche del lavoro che si sono succedute nel tempo. A farne le spese sono stati soprattutto i lavoratori precari, già ai margini del mondo del lavoro: pagati in nero o legati a contratti che precarizzano a vita le persone. Sono stati in gran parte questi i soggetti (28.467 persone tra settembre 2020 e marzo 2021) che hanno bussato alle porte dei vari servizi offerti dalle Caritas toscane: il 47,4% in più rispetto ai 19.310 dei mesi precedenti. Una vera e propria “valanga di povertà” che ha segnato in profondità migliaia di famiglie, andando ad aumentare il numero delle “reclute”: 7.139 famiglie che per la prima volta si sono rivolte a un centro Caritas. Questa è la consistenza della “nuova povertà”. Erano stati 7.351 i nuclei familiari che vi si erano recati per la prima volta nel 2020, il 39% di tutti quelli che avevano chiesto l’aiuto della Caritas. Ciò significa che il passaggio dalla categoria delle “nuove povertà” a quella delle “povertà conosciute” diventa quasi un fatto scontato.
A livello di genere, le donne superano in modo abbastanza netto gli uomini: 54 contro 45%; per cittadinanza, sono ancora in maggioranza, ma con l’incidenza più bassa mai registrata da Caritas Toscana, i migranti: 57%. Questo dice con chiarezza che i processi di impoverimento riguardano sempre di più anche i cittadini italiani. Quanto alla distribuzione sul territorio, la povertà sembra colpire soprattutto il centro della Regione, più densamente popolato e al primo posto nel sostegno all’economia toscana. I numeri parlano chiaro: nella zona centrale le nuove povertà sono più del 33%; 21,6 nel nord e 17.1 a sud.
Tra i problemi incontrati dalle Caritas toscane, si trovano quello femminile e quello giovanile (per mancanza di lavoro e per il disagio psicosociale). Un problema a sé stante è rappresentato dalla povertà educativa, oggetto di una indagine specifica realizzata in collaborazione con gli Uffici scolastici diocesani e che ha coinvolto 581 insegnanti di religione. Il 69% degli intervistati, che sale al 76% nelle superiori, ha espresso la convinzione che la pandemia abbia aumentato in modo significativo le disuguaglianze fra gli studenti. Le cause sono da ricercare nell’incremento della povertà o comunque del disagio economico delle famiglie, che influisce sulla disponibilità di dispositivi informatici, ma anche nella riduzione degli stimoli esterni alla scuola, un fattore che aumenta l’esclusione dei soggetti più fragili.
Sempre da questa indagine sono emersi due dati altrettanto significativi: l’aumento delle assenze dal lockdown in poi e l’impossibilità, per uno studente su due, di seguire le lezioni a distanza. Poco meno del 20% degli intervistati ritiene che tutto ciò vada a incidere sulla volontà di progettare il futuro, soprattutto per quanto riguarda gli studenti degli ultimi anni delle superiori. Danno ancor più da pensare quegli studenti che dichiarano di rinunciare ad iscriversi all’università o addirittura di abbandonare la scuola per andare a lavorare e aiutare in tal modo la famiglia in difficoltà economiche. L’incontro è stato chiuso dall’intervento di Marcello Suppressa, delegato regionale di Caritas Toscana.
Antonio Ricci