Lucia, la santa del solstizio “messaggera di luce”

Prima della riforma gregoriana del calendario il 13 dicembre era la data del solstizio d’inverno. Alcune delle chiese e degli oratori a lei dedicati nella nostra diocesi

L’oratorio di Santa Lucia a Busatica di Mulazzo

La festa molto popolare del 13 dicembre è per Santa Lucia, una figura legata anche a una funzione calendariale. Prima della riforma del 1582 di papa Gregorio XIII, che tolse giorni e corresse lo sfasamento fra la durata reale della rivoluzione della Terra intorno al sole (ma ancora si credeva al geocentrismo) e quella dell’anno legale, il calendario di Giulio Cesare aveva retrocesso il solstizio d’inverno al 13 dicembre. Rimessi a posto i conteggi calendariali di base astronomica, la festa di santa Lucia ha a che fare con la figura storica della ragazza martire cristiana a Siracusa, vittima della persecuzione di Diocleziano del III sec.
Nel divenire della diocesi da Luni a Massa Carrara – Pontremoli (storia studiata da Giacomo Bianchi e Mariano Lallai, edita in tre volumi nel 2000 a Modena e a Massa) sono numerosi gli edifici religiosi intitolati a Santa Lucia.
Nel vicariato di Sarzana nella rettoria di Fontia c’è l’oratorio costruito nel sec. XVII, prima come cappella del cimitero poi dedicato esclusivamente al culto. Distrutto il 15 aprile 1945 dalle bombe degli Alleati fu ricostruito, sorge su un colle davanti all’ampia pianura apuo-lunense. Altro oratorio, fondato intorno al 1630, è a Lorano nel vicariato di Fosdinovo, costruito intorno al 1630, un altro è a Caprognano dipendente dalla chiesa prepositurale di San Remigio, ora è proprietà del Comune. Nel vicariato di Massa l’oratorio di Santa Lucia al Colle, esistente già nel sec. XIV, fu più volte ristrutturato, dipendeva dalla Collegiata di San Pietro. Non più esistente quello in Volastra dipendente dalla rettoria di Manarola. A Busatica di Mulazzo il piccolo oratorio di Santa Lucia dipendeva dalla lontana parrocchia di Pozzo e nel 1584 mons. Peruzzi lo aggregò a quella di Busatica appunto.
Nel fivizzanese Lucia è contitolare assieme a Lorenzo della chiesa parrocchiale di Gassano, elegante edificio settecentesto ma che si fa risalire al sec. XI. Ancora in val di Magra, a Licciana, in Gabonasca sotto la prepositurale, la santa condivide con Sant’Antonio di Padova il titolo dell’oratorio eretto nel 1681, ora detto di Santa Maria. Alla Foce di Castevoli c’è oratorio del Seicento.
Nella rettoria di Filetto in Silvadonica l’oratorio ora non più esistente fu annesso all’ospedale di Santa Lucia, già nel repertorio delle Decime di papa Bonifacio VIII sotto la pieve di Sorano. Era importante per l’accoglienza dei pellegrini francigeni e dei poveri; per soddisfare questa finalità fu restaurato a metà del Cinquecento da Scalabrino di Paolo da Mocrone, altri restauri li volle ne 1648 il marchese G.Battista Ariberti che aveva ereditato Malgrate.

La chiesa parrocchiale dei Santi Lorenzo e Lucia a Gassano di Fivizzano

Poche gli oratori, le statue e le feste dedicate a Santa Lucia nel versante ligure e toscano, invece nel parmense, in Veneto, in Austria, Repubblica ceca e Slovacchia la festa è molto sentita, la Santa porta i regali ai bambini nella notte in groppa a un asino. Molto devoto a Lucia, “nimica di ciascun crudele” e allegoria della grazia illuminante, fu Dante, è una delle tre donne che collaborano per sollecitare Virgilio a guidarlo in Inferno e Purgatorio.
Secondo la fonte greca Lucia era una ricca ragazza di Siracusa, rinunciò alle nozze e diede le sue ricchezze ai poveri. Il promesso sposo la denunciò come cristiana, condannata a vivere in un postribolo, diventò inamovibile neppure sotto traino di una coppia di buoi e getto di pece bollente. Condannata, morì il 13 dicembre secondo il Martirologio Geronimiano.
Lucia è nome significante (nomen omen), deriva dal latino lux, lucis, venne a significare segno e promessa di luce spirituale, ispirò a farla patrona della vista, e, quando si pensava che la festa fosse coincidente col solstizio d’inverno, era annuncio della fine delle tenebre. Nelle immagini è raffigurata con il piattino con i suoi occhi che si sarebbe strappati per non cedere alle lusinghe del fidanzato. In Danimarca e Svezia il 13 dicembre viene eletta una “vergine saggia” che insieme a compagne con veste bianca e una corona di sette candele sul capo gira per le vie e porta doni.
Quando a Pontremoli c’era un gruppo scenico di svedesi la tradizione fu osservata e stupì con piacere. A Siracusa sopra una bara dorata è portata in processione la statua dalla cattedrale al borgo Santa Lucia dove sta una colonna alla quale Lucia sarebbe stata legata e si dice che la statua impallidisce quando uno le sta davanti.

Maria Luisa Simoncelli