
Da Aulla anche un appello per la salvaguardia dell’Erbario Ferrarini

Che il castagno sia da sempre considerato l’albero del pane lo sappiamo bene fin da quando il cronista Giovanni Antonio da Faie, a metà del Quattrocento, ha scritto che le castagne erano i due terzi del “pan di Lunigiana”. Quel che non si conoscevano erano le altre proprietà della pianta e di queste ha parlato il dottor Franco Paccione, medico e farmacista, in occasione dell’incontro organizzato sabato scorso a San Caprasio e che ha visto come primo relatore il professor Romano Capineri, già docente all’Università La Sapienza di Roma. Il castagno è una sorprendente fonte di benessere e – come ha detto il dottor Paccione – “basti pensare che 100 g di castagne fresche apportano circa 160 Kcal, fibra pari al 7-8%, glucidi zuccherini ed amidacei del 35% un eccellente contenuto di amminoacidi di qualità ed inoltre la farina non ha glutine. Le foglie presentano importanti principi attivi: tannini, glucidi, lipidi, vitamina C, B1 e B2 e sali minerali e sono utilizzate come espettorante, coadiuvanti nei trattamenti della tosse convulsiva. Le gemme: trovano indicazione nel drenaggio linfatico, negli edemi di origine linfatica, nell’insufficienza venosa, nella pesantezza degli arti inferiori, nella cellulite per ristagno linfatico. Il riccio rappresenta una novità assoluta nel campo della fitocosmesi nel trattamento dermatologico come antiossidante. La corteccia: decotti di corteccia sono utilizzati per lenire e disinfettare pelli irritate e arrossate.”
Numerose sono state le piante, analizzate dal dottore, ma fondamentale è stato l’invito ad evitare il fai da te e a ricorrere ai medicinali fitoterapici che “non vanno confusi con i preparati erboristici in quanto, pur essendo quest’ultimi dotati a volte di proprietà farmacologiche, non sono medicinali per legge. Tanto meno va confusa fitoterapia con omeopatia, sia perché sono due dottrine molto diverse, sia perché, soprattutto, la prima ha principi scientifici ed efficacia dimostrata, la seconda è pseudoscienza.
L’Agenzia Italiana del Farmaco redige una lista di farmaci fitoterapici autorizzati e reperibili in commercio presso le farmacie”. I medicinali fitoterapici sono quelli nei quali il principio attivo è una sostanza di origine vegetale: sono approvati dall’Agenzia Italiana del Farmaco e venduti esclusivamente in farmacia, alcuni dietro presentazione di ricetta medica. Le piante nel corso dei millenni sono state la prima fonte di cura: dalla conoscenza empirica trasmessa oralmente, agli speziali medievali, al farmacista dei giorni nostri.
Una sapienza che ci viene dall’antichità più remota e che conosciamo attraverso le opere dei medici arabi e dell’antica Grecia e, soprattutto, dagli erbari che ci sono giunti attraverso pregiate e rarissime opere a stampa, alcune delle quali furono esposte proprio a san Caprasio in occasione di una mostra curata dal dottor Paolo Simonelli.
Il prof. Romano Capineri ha illustrato il valore ancora attualissimo degli erbari, mostrando come si realizzano e quanto siano fondamentali per documentare la vegetazione di un’area in un luogo preciso, in un determinato anno, e così – ad esempio – consultando erbari del passato è possibile conoscere i cambiamenti ambientali e talvolta documentare piante scomparse per effetto dell’opera dell’uomo o per mutamenti climatici. Gli erbari sono stati fondamentali anche per lo sviluppo della medicina, ma sono ancora importantissimi per i contributi alle scienze botaniche e all’ecologia, per la realizzazione delle carte della vegetazione, tanto è vero che nelle università sono ancora oggetto di studio e implementazione: a Firenze c’è il centro nazionale che ne cura la conservazione.
Il prof. Capineri dopo aver mostrato come si realizza in concreto un erbario ha poi ricordato che in Lunigiana abbiamo due importanti erbari antichi conservati uno nella biblioteca del seminario di Pontremoli e l’altro, già appartenuto ai frati di Soliera, ora custodito nella biblioteca di Fivizzano. Ma durante l’incontro il prof. Capineri ha rivolto un accorato appello per la tutela del prezioso erbario delle piante delle Apuane conservato nel Museo di Storia Naturale della Lunigiana e donato al comune di Aulla dal grande naturalista Erminio Ferrarini.
L’Erbario di Aulla comprende 3.358 campioni: la collezione è costituita da fanerogame e pteridofite, tutte identificate, raccolte in 51 pacchi. I campioni, sono stati raccolti da Ferrarini dal 1964 al 1983 e riportano i dati per lo più manoscritti proprio da Ferrarini e ad Aulla sono custodite anche numerosissime carte della vegetazione del nostro appennino. Purtroppo l’erbario ha necessità di un urgente intervento di salvaguardia: l’incuria ne minaccia la sopravvivenza e forse, se il Comune non fosse in grado di mantenerlo, andrebbe valutata l’opportunità di cederlo a qualche università. L’incontro di Aulla è stato organizzato con l’Associazione Amici delle Piante di Ponticello e, come ha sottolineato Giovanni Varoli, è stata l’occasione per avviare una collaborazione con gli Amici di San Caprasio ed il giardino delle aromatiche recuperato, arricchito e curato dal prof. Romano Capineri, autore della guida “Piante aromatiche e officinali nel giardino delle piante della Bibbia”.
Riccardo Boggi