Diego De Silva e “I valori che contano”

Quinta avventura dell’avvocato Vincenzo Malinconico per Diego De Silva, l’autore napoletano che dopo il notevole esordio di “Certi bambini” (2001 Einaudi) – diventato un bel film dei fratelli Frazzi – e “Da un’altra carne” (Einaudi 2004 ) nel 2007 con “Non avevo capito niente” dà inizio alla saga di un personaggio che nel tempo è diventato un must di grande in teresse e successo per una volta sia per la critica che per il pubblico. Seguiamo i romanzi in continuità storica senza che questo porti a cadute di tono o interesse per ragioni diverse.
Le storie sono intrecciate dalle vicende personali di un avvocato senza successi significativi che riesce a coinvolgere per l’atteggiamento stravagante, per l’abilità dell’intreccio ma sopratutto per l’originalità delle messe in scena condite da osservazioni fulminanti tra il comico-grottesco ed il realistico con cui condisce puntualmente la sua quotidianità. In questo caso nel rientrare a casa troverà sul pianerottolo una ragazza in mutande che gli chiede di farla entrare nel suo appartamento perchè in fuga da una retata della polizia avvenuta ai piani superiori dell’edificio in un bordello di cui, naturalmente, l’uomo non era al corrente.
Nel prosieguo si apprenderà che la ragazza è figlia del sindaco della città ed in seguito ad un evento simile si troverà a difenderla in tribunale. Questo costituisce l’evento motore della storia ma verrà presto intrecciato con un altro dramma quale la certificazione di una malattia importante (subita nella realtà proprio dallo scrittore e, fortunatamente, superata ).
E pensare che Malinconico si trovava in quel momento a lavorare in uno studio legale importante, che la sua sempre precaria situazione sentimentale sembrava promettere una tregua insieme all’endemica condizione patrimoniale che da sempre ha contrassegnato la sua vita. Sarà dura venire a capo con tutto questo, ma attraverso le sicure difficoltà si dipana una successione indescrivibile di situazioni nelle quali Malinconico, quasi suo malgrado, dovrà, forse dandosi nuove regole (ma forse anche no), per uscire dai vari inghippi.
E così viene sciorinata tutta l’abilità narrativa di De Silva che concentrando l’attenzione implacabile al particolare ci porta a contatti con persone le più diverse tra comprimari e protagonisti che si esibiscono in un gioco delle parti di irresistibile comicità. Il tutto condito dalle riflessioni del protagonista che in continuità ineccepibile disegnano l’ennesimo episodio di una saga di grande efficacia.
Il tono è ovviamente brillante ma non mancano come sempre, quasi en passant, le acide quanto puntuali osservazioni e pensieri apparentemente stracciati dell’avvocato che andando ben oltre la vicenda, peraltro di grande interesse, si muovono nella direzione seria ed accorata sul nostro essere al mondo oggi, sulla ineluttabilità dei nostri ruoli e destini ma con il preciso intento di tornare a quella verità di fondo e di sostanza che dovrebbe caratterizzarci.
Non a caso il titolo del romanzo recita “I valori che contano (avrei preferito non scoprirli)” (Einaudi, pagg.320 euro 18,50).

Ariodante Roberto Petacco