
Pochissimi sanno cosa successe alla piccola fanciulla portoghese Giacinta Marto (Aljustrel, 11 marzo 1910 – Lisbona, 20 febbraio 1920), canonizzata da Papa Francesco il 13 maggio 2017, dopo le apparizioni di Fatima. Eppure la via per uscire dalla crisi dell’umanità di oggi è tutta lì, in quei pochi mesi di vita, ventotto per la precisione.
La Chiesa ha meditato molto prima di elevarla alla gloria degli altari, non perché si avesse qualche dubbio sulla sua vita cristallina, ma perché fior di teologi cercavano di mettersi d’accordo su una questione non di poco conto: se cioè a dieci anni non ancora compiuti le virtù cristiane possano essere vissute in grado eroico, come è appunto richiesto ad ogni cristiano che viene proposto alla venerazione dei fedeli come beato o santo. Alla fine ogni dubbio si è sciolto, anche perché Dio ha messo più di una firma (i miracoli, richiesti per portare qualcuno “sugli altari”) sulla santità di questa bambina. Non dunque per aver avuto sei apparizioni della Madonna, ma perché queste l’hanno aiutata a raggiungere la perfezione cristiana, noi possiamo oggi venerarla come santa.
Tutto inizia il 13 maggio 1917, quando la Madonna le appare per la prima volta, mentre è al pascolo con il fratello Francesco e la cuginetta Lucia. È quest’ultima (morta il 13 febbraio 2005 sulla soglia dei 98 anni) a testimoniare che Giacinta fino a quel giorno è una bambina come tutte le altre: le piace giocare, come a tutti i bambini di quell’età; è un po’ permalosa, fa il broncio per un nonnulla e non si rassegna tanto facilmente a perdere; le piace ballare e basta il suono di un piffero rudimentale per far fremere e roteare il suo piccolo corpo. La Madonna irrompe nella sua vita e la cambia radicalmente: medita a lungo sull’eternità dell’inferno e “prende sul serio i sacrifici per la conversione dei peccatori”, si priva anche della merenda per soccorrere i bambini di due famiglie bisognose, si innamora del Papa che vorrebbe tanto incontrare a tu per tu, la sorprendono spesso in preghiera fatta con uno slancio di amore sicuramente superiore alla sua età.
Qualsiasi sofferenza offerta per la conversione dei peccatori è sempre accompagnato da un amore che si riscontra solo nei più grandi mistici.

e Giacinta Marto in un’immagine del 1917.
Il 23 dicembre 1918, 14 mesi dopo l’ultima apparizione, lei e Francesco vengono colpiti dalla “spagnola”, ma mentre quest’ultimo si spegne in pochi mesi, per Giacinta il calvario è più tormentato perché sopraggiunge una pleurite purulenta, da lei sopportata e offerta “per la conversione dei peccatori e per riparare gli oltraggi che si fanno al cuore immacolato di Maria”.
Un ultimo grande sacrificio le viene chiesto: staccarsi dai suoi e soprattutto dalla cugina Lucia, per un ricovero nell’ospedale di Lisbona. Dove si tenta di tutto, anche un intervento chirurgico senza anestesia per tentare di strapparla dalla morte, ma dove la Madonna viene serenamente a prenderla il 20 febbraio 1920, come aveva promesso. Di questa piccola gigante parla Serafino Tognetti, fratello di vita comune e sacerdote della Comunità dei Figli di Dio fondata da don Divo Barsotti, nel volume “Giacinta” edito da Etabeta. L’opera è impreziosita da un capitolo dedicato al altri fanciulli che con eroismo hanno vissuto la loro fede, onde permettere a tutti di potersi mettere “alla scuola dei bambini”: Antonietta Meo, Laura Vicuna, Mari Carmen Gonzalez Valerio,Simone Sassi, José Luis Sanchez del Rio, Odette Vidal Vieira, Giuseppe Ottone, Nellie Organ e Manuel Foderà.
don Fabio Arduino