Martedì, 20 aprile, si è conclusa la decade centrale non solo del quarto mese dell’anno, ma anche del trimestre di primavera, costituito, come è ormai noto, da marzo, aprile e maggio. Poiché, dunque, ci si trova a metà del percorso stagionale, uno sguardo a quelle che dovrebbero essere le ‘normali’ temperature del periodo viene spontaneo darlo.
A tal proposito, si può confermare che il livello termico attuale è inferiore a quello che ci si poteva aspettare in questi giorni. Vero è che non bisogna mai contare troppo sui valori medi, specie in meteorologia, ben sapendo a quale divario può essere soggetto l’andamento di uno stesso mese da un anno all’altro.
Il ‘cuore’ di aprile, ad esempio, si caratterizza a Pontremoli per una temperatura minima media di circa 5°C e una temperatura massima media intorno ai 16°C. Osservando i valori riportati in tabella, si può notare che sono stati quasi sempre inferiori rispetto a quelli di riferimento suddetti; non inganni poi la presenza di qualche dato più in linea, visto che nei meri numeri esposti non si tiene conto dell’azione raffreddante del vento, spesso presente nella settimana in esame.
Ad ogni modo, rimontando nei decenni passati, cuori d’aprile più freddi (e anche nettamente) di questo del 2021 se ne trovano diversi. Su tutti, si impone quello eccezionale del 1986, sia molto freddo che perturbato. Altre decadi centrali d’aprile dai connotati più invernali che primaverili si ebbero nel 1978, ‘58, ’73, ’77, ‘32 e ‘98, giusto per citare le più fredde, con temperature medie da 1,5°C a 2,5°C inferiori alla nostra del 2021. Il trentennio 1971-2000 fu quello che registrò, mediamente, i mesi d’aprile più freddi, mentre un decennio che spicca per i tepori aprilini si ebbe dal 1943 al 1952. Scorrendo le temperature medie minime e massime della serie storica, emergono in particolare i livelli termici alquanto superiori alla norma – come se fosse già metà maggio – della seconda decade di aprile degli anni 1946 e 1952.
Dal 2006, ultimo fra tutti i mesi dell’anno, mostra un certo riscaldamento pure il mese di aprile, che era parso come il più… riottoso e deciso a conservare lo status quo ante. Nonostante un generale aumento della temperatura globale, i climatologi hanno spiegato più volte che non vengono certo meno le occasioni di eventi in senso opposto.
Così, non ci si può scandalizzare se, global warming o no, in un panorama di diffuso rialzo delle temperature, continuino a verificarsi gelate tardive in primavera e precoci in autunno, inverni rigidi ed estati fresche, anche se la loro frequenza è in calo se messa a fianco di quanto avveniva anche solo 40 o 50 anni fa; non parliamo poi di 150-200 anni or sono!
La decade in esame si era avviata con le precipitazioni e con massime diurne più contenute delle attuali, mentre le minime erano rimaste più alte a motivo di copertura nuvolosa e venti meridionali. Il prosieguo, più asciutto e dominato dalla tramontana dal 13 fino al 20, ha visto tempo più variabile come si coglie immediatamente dal ripetersi della “M” del cielo misto.
La nuvolosità è stata, infatti, ad evoluzione diurna e non sono mancati deboli piovaschi pomeridiani con spruzzate di neve sui monti. La più sensibile fioccata, contemplata al ritorno delle schiarite, è stata quella di giovedì 15, quando i rilievi sono apparsi imbiancati di fresco dai 900 metri in su (fiocchi mescolati alla pioggia sono stati osservati fino a quota 700), ma un prologo si era già manifestato nel tardo pomeriggio di mercoledì 14. Si è trattato, rispetto a fenomeni di instabilità più marcata occorsi qua e là in tutta Italia, di una variabilità un po’ più blanda. Da rilevare, inoltre, ancora notti in cui la temperatura è scesa a 0°C o leggermente sotto con tardive gelate e brinate: lievi, per fortuna, se raffrontate a quella intensa e dannosa dell’8 aprile.
a cura di Maurizio Ratti, Mauro Olivieri e Giovan Battista Mazzoni