Le indicazioni dei Vescovi per i riti della Settimana Santa

Il documento della Conferenza Episcopale con le raccomandazioni per celebrazioni in presenza

La Resurrezione. Icona. Russia, XIX secolo

Nel perdurare dell’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, la Conferenza Episcopale Italiana ha offerto alcune indicazioni per le parrocchie, in vista delle celebrazioni della Settimana Santa, cuore dell’anno liturgico e della fede cristiana. Già dal 17 febbraio scorso infatti, la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, aveva provveduto a pubblicare una nota (Prot. N. 96/21), al fine “di offrire alcune semplici linee guida per aiutare i Vescovi nel loro compito di valutare le situazioni concrete e di provvedere al bene spirituale di pastori e fedeli nel vivere questa grande Settimana dell’anno liturgico”.
Questo testo rimanda al decreto, della stessa Congregazione, del 25 marzo 2020 (Prot. N. 154/20) e invita “a rileggerlo in vista delle decisioni che i Vescovi dovranno prendere circa le prossime celebrazioni pasquali nella particolare situazione del loro paese”.
A partire quindi da questo orientamento e soprattutto tenendo conto del Protocollo stipulato con il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro dell’Interno del 7 maggio 2020, integrato con le successive indicazioni del Comitato tecnico-scientifico, i Vescovi esortano i fedeli a partecipare in presenza alle varie celebrazioni liturgiche della Settimana santa, nel rispetto delle disposizioni dei decreti governativi, mentre, dice la nota pubblicata lo scorso 24 febbraio, “solo dove strettamente necessario o realmente utile, si favorisca l’uso dei social media per la partecipazione alle stesse”. In questo senso viene accordata questa possibilità solamente per celebrazioni in diretta e mai in differita.
Vengono poi date indicazioni precise per i diversi riti della Settimana Santa. Per la “Domenica delle Palme”, viene indicato che sia celebrata con la seconda forma prevista dal Messale Romano. Si evitino soprattutto assembramenti dei fedeli; i ministri e i fedeli tengano nelle mani il ramo d’ulivo o di palma portato con sé; in nessun modo ci sia consegna o scambio di rami. Dove si ritiene opportuno si utilizzi la terza forma del Messale Romano, che commemora in forma semplice l’ingresso del Signore in Gerusalemme.
Per quanto riguarda la Messa crismale la nota dice che venga celebrata la mattina del Giovedì Santo o, secondo la consuetudine in alcune Diocesi, il mercoledì pomeriggio. Qualora inoltre fosse impedita “una significativa rappresentanza di pastori, ministri e fedeli”, il Vescovo diocesano valuti la possibilità di spostarla in un altro giorno, entro il tempo di Pasqua.
Rispetto al “Giovedì Santo”, nella Messa vespertina della “Cena del Signore” viene disposto di omettere la lavanda dei piedi. Al termine della celebrazione, il Santissimo Sacramento potrà essere portato, come previsto dal rito, nel luogo della reposizione in una cappella della chiesa dove ci si potrà fermare in adorazione, nel rispetto delle norme per la pandemia, dell’eventuale coprifuoco serale ed evitando lo spostamento dei fedeli tra chiese, al di là della propria parrocchia.
Il “Venerdì Santo”, riprendendo l’indicazione del Messale Romano (“In caso di grave necessità pubblica, l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione”, n. 12), il Vescovo introduca nella preghiera universale un’intenzione “per chi si trova in situazione di smarrimento, i malati, i defunti”. Per quanto riguarda il rito di adorazione della Croce mediante il bacio, viene disposto che sia limitato al solo presidente della celebrazione.
La solenne Veglia pasquale infine potrà essere celebrata in tutte le sue parti, come previsto dal rito, ma in orario compatibile con l’eventuale coprifuoco: queste indicazioni sono estese ai seminari, ai collegi sacerdotali, ai monasteri e alle comunità religiose. Per quanto riguarda inoltre le espressioni della pietà popolare e le processioni, sarà il Vescovo diocesano ad offrire le indicazioni opportune.