Montana 1948: chiamati a scegliere tra giustizia, realtà e bene

Sembra fortunatamente inesauribile il filone letterario americano che iniziato più o meno con lo “Stoner” di Williams è proseguito, inesausto, con Haruf, Stegner, Drury, O’Hara, Purdy e infiniti altri. Un torrente di opere che continuano ad essere apprezzate e finalmente pubblicate anche da noi e fanno dubitare del senno degli editori che nel loro paese in molti casi li avevano condannati all’oblio. Ma anche laggiù le cose sembrano stare cambiando mentre da noi si segnala in questa attività di proposizioni la raffinata casa editrice Mattioli 1885 che in questa direzione procede con lungimirante attenzione da tempo.
Mi sembra il caso di questo “Montana 1948” (Edizione Mattioli 1885, pagg.140, euro 16, traduzione come sempre impeccabile di Nicola Manuppelli). Estate del 1948, contea di Mercer in Montana: nel capoluogo Bentrock che non raggiunge le duemila persone la vita procede con consuetudinaria normalità.
Il protagonista dodicenne David Hayden è alle prese con la preoccupazione della scadenza del mandato di sceriffo del padre che insieme al nonno, già a suo tempo sceriffo e dominus della cittadina, e allo zio, eroe di guerra e medico, costituisce una sorta di nobiltà locale.
Nella casa dello sceriffo vi è una giovane indiana (Marie Piccolo Soldato) che appartiene alla tribù Sioux Hunkpapa proveniente dal Nord Dakota e residente nella degradata riserva indiana adiacente alla città. Un giorno la ragazza si ammala ed improvvisamente muore dopo essere stata visitata dallo zio del ragazzo. Una morte misteriosa che provoca un’indagine dello sceriffo che sembra poter portare alla responsabilità del medico di cui si mormora da tempo che sia un molestatore seriale di ragazze indiane. Lo sceriffo deve comunque indagare e ben presto la sua situazione diventa problematica.
L’opinione degli abitanti è tipica di quel tempo (?), i nativi sono considerati delle persone (forse) di categoria inferiore tanto che anche il governo centrale ha escluso dalla possibilità di inserire i reduci di guerra nei corsi delle università americane, cosa ovviamente concessa ai bianchi. Inoltre il nonno potente non tarda a far sentire la sua voce con la minaccia di ostacolare la rielezione del figlio come sceriffo. Molte discussioni si dovranno affrontare, in famiglia ed all’esterno con esiti facilmente prevedibili.
Il ragazzino a distanza di decenni ripercorre per noi la vicenda che proporrà interrogativi inquietanti. Sui legami familiari e su come comportarsi all’interno di soluzioni che possono prevedere tanto: dal desiderio di protezione alla denuncia, dal dare prevalenza al pensiero comune o all’affidarsi alla giustizia. Anche per Gail, moglie dello sceriffo e madre del giovane, si pone il dilemma dell’accettazione di un familismo crudele se non perverso o la scelta di non permettere la corruzione del figlio.
Racconto di formazione, Montana 1948 è ambientato in una terra dal fascino rude ed insieme ritratto del tragico dilemma in cui una famiglia è chiamata a scegliere tra giustizia, realtà e bene. Chiaramente lo sguardo non è rivolto alla vicenda in sé, quanto ad un esame più attento e sincero ai punti oscuri che ancora impressionano in quel pur grande paese.
Lo stile è estremamente controllato e ci porta in maniera concisa ma con una disarmante efficacia alle problematiche del nostro oggi. Ve n’è indubbia necessità.

Ariodante Roberto Petacco