Luciano Bertoccchi a novembre 2020 ha fatto uscire un opuscolo stampato in proprio dal lungo titolo “La Francigena per il pellegrino di ieri e di oggi nel tratto della Lunigiana storica dalla Cisa a Porta Beltrama”, a cura del Lions Club International. Le pagine sono come un bifolio in cui l’autore ricostruisce su una pagina il viaggio da Berceto a porta Beltrama, al confine tra il territorio di Massa e di Lucca, di Sigeric di Canterbury avvenuto tra il 993-994 e, a specchio, sull’altra pagina il suo personale viaggio realmente compiuto. A distanza di oltre mille anni si mette a confronto in modo molto sintetico il territorio della Lunigiana storica nell’immaginario medioevale e nella realtà odierna.
Il viaggio è narrato in direzione Roma, all’inverso dell’Itinerario da Roma segnato dall’alto prelato inglese nel documento conservato a Londra nella British Library, in base al quale nel 1994 l’Unione Europea ha dichiarato la via Francigena “Itinerario culturale del Consiglio d’Europa”perché sia punto d’incontro della gioventù europea e sentita come una delle radici d’Europa sotto il profilo civile e religioso. L’iniziativa ha suscitato molte proposte e ha mobilitato tantissimi pellegrini, che spesso incontriamo andar per sentieri di colle in colle e sulle più agevoli strade moderne di fondovalle. Bertocchi gioca di fantasia in un fluire di parole che danno indicazioni generali della natura dei luoghi e della loro storia.
Il vero e il verosimile si intrecciano, il quadro d’insieme dell’opuscolo è quello di una guida rapida ma precisa di fondamentali e noti dati storici e artistici lunigianesi. Studioso di storia locale, ha estratto anche dall’ampia bibliografia pertinente all’argomento e ne dà puntuale citazione. Viaggiare è un guardare fuori ma soprattutto dentro di sé per riflettere e provare emozioni. La pace interiore è la meta del pellegrino, sempre, anche se altri sono i tempi e i desideri.
In tono lirico c’è pure un “tentativo onirico di far collimare due momenti estremi di un rapporto con un percorso” sul quale insistono secoli di distanza che hanno lasciato segni importanti: chiese benedettine, pievi, castelli, strade, paesi, borghi, persone addestrate a faticare per sfruttare le scarse risorse di un territorio, luoghi antichi di transito di eserciti, di merci, di pellegrini. Andar per campi è il significato etimologico di pellegrino, per andar lontano come Sigeric da Canterbury a Roma e ritorno e come hanno fatto molti altri romei o francigeni, che varcarono l’Appennino per la via un tempo detta di monte Bardone.
Ma mete anche poco distanti possono dare risposta a noi “pellegrini di un mondo senza mete reali, dettate da desideri che poco hanno a che fare con quanto provocavano i desideri di ieri”.
Vale la pena ritrovare il senso del particolare, perdere un po’ del proprio tempo, come fa e consiglia Luciano Bertocchi, per salire senza fretta lungo l’acciottolato sconnesso della strada che da Arzengio porta alla Crocetta, sostando di fronte a quel che resta di una vecchia Via Crucis, ascoltare i silenzi misteriosi della pieve di Sorano, sdraiarsi sui prati al canto dei grilli, “inebriarsi di candore intimo di fronte alla ieratica semplicità della Vergine del Duccio in San Francesco”, contemplare il frenetico tramestio dei rondoni intorno ad un vecchio torrione, perdersi in pensieri senza tempo di fronte alla tomba di San Caprasio salvata dall’ingiuria degli “infedeli”. Anche la nostra Lunigiana è stata ed è paesaggio dell’anima.
Maria Luisa Simoncelli