Baluardo di Pontremoli contro i Malaspina, è una vera scoperta per la storia, le emergenze artistiche e le tracce di una organizzazione del territorio lontana nel tempo e quasi dimenticata che invece si svela al visitatore attento
“Un paese di frontiera, un baluardo dei Pontremolesi circondati da ogni parte dai marchesi Malaspina”: così Emanuele Repetti nel 1833 descrive Caprio, oggi popolosa frazione di Filattiera ma nel Medioevo controllato da Pontremoli come gli altri territori alla destra del torrente omonimo. Lo aveva stabilito il diploma dell’imperatore Federico II che aveva fissato i confini meridionali alle due “Caprie”: quella di sinistra (il Caprio, appunto) e quella di destra, da tempo nota come torrente Teglia. “Composto di tre borgate – scriveva il Repetti – Caprio di sopra, Caprio di sotto e Canale di Caprio”, il paese era “capoluogo di Comunità”: nel marzo 1812, infatti, nell’ultima organizzazione napoleonica del Dipartimento degli Appennini, alla località era stata assegnata l’indipendenza amministrativa diventando Comune, autonomo da Pontremoli, comprendendo anche Dobbiana, Serravalle e Scorcetoli.
E’ lo storico Pietro Ferrari ad aiutarci a comprendere l’organizzazione e lo sviluppo dell’area: ipotizza infatti che fin dall’Alto Medioevo su questo versante della valle ci fossero due centri abitati, ciascuno con una chiesa e un castello: Imocaprio e Sommocaprio.
Nel territorio del primo, più vicino alla Magra e attraversato dalla via Francigena, erano compresi gli attuali abitati di Scorcetoli, Ponticello, Monteluscio e Canale con la chiesa di S. Bartolomeo “de donnicato”, questa fondata intorno all’anno Mille e dipendente dal Monastero di San Venerio dell’isola del Tino.
A Sommocaprio appartenevano invece le due “ville”, di sopra e di sotto, quelle che compongono oggi Caprio. Il centro di quest’ultima comunità era la chiesa di S. Maria Assunta che sul finire del XIII secolo era “cappella” dipendente ancora dalla Pieve di Sorano e che sarebbe divenuta parrocchia autonoma nel 1492. Le forme semplici ed essenziali della facciata non devono trarre in inganno: l’interno è elegante e conserva alcune opere d’arte di assoluto valore, come le sculture in marmo dei putti reggimensa dell’altar maggiore e la raffinata statua, anch’essa in marmo, della Madonna Immacolata. Questa è collocata entro una bella nicchia in bardiglio che sovrasta l’altare laterale marmoreo coevo e datato 1707.
A Caprio di sopra, all’interno dell’antica organizzazione “a corte” ancora ben visibile, si trova invece l’oratorio di Sant’Anna. In origine doveva essere edificio funzionale al monastero benedettino che si ipotizza sorgesse nella zona, mentre nel Medioevo era una cappella dipendente dai Vescovi di Brugnato, forse annessa all’antico quanto semplice castello, costituito da una torre con un recinto fortificato, eretto sulla collina soprastante a controllo e difesa del territorio.
Ma Caprio ci offre anche altri spunti; se le case torri oggi vengono associate per lo più al vicino paese di Ponticello, in realtà esse sono una particolare tipologia di antico insediamento abitativo diffuso nel Medioevo in tutta questa parte di valle dove vengono ricordate come “caminà”, cioè dotate di camino, prerogativa rara nel Medioevo per le abitazioni.
E’ ancora Pietro Ferrari a ricordarci come “oltre a Ponticello ne esistevano anche a Caprio, al Canale, a Monteluscio […] erano alte dai 15 ai 20 metri con un perimetro esterno alla base di circa 6-7 metri ed avevano più piani, costituiti da volte in pietra o da impalcatura di legno”.
Case di abitazione che si trasformavano in fretta in fortezze: bastava ritirare la scala a pioli che consentiva di accedere alla porta che si trovava al primo piano! Un bell’esempio è ancora visibile, di recente restaurata, nel vicino oliveto di Canale, ma anche all’interno del borgo di Caprio di sopra se ne può scorgere il profilo di alcune per quanto siano inglobate nelle case che nel tempo vi si sono affiancate con l’aggiunta di scale e l’apertura di porte e finestre.
(Paolo Bissoli)