
L’evento miracoloso del 7 giugno 1608 portò all’edificazione di una chiesetta
“Alla Madonna del Bosco” è il titolo della ricerca che negli anni Sessanta del secolo scorso don Davide Papa, parroco di Equi Terme, dedicò alla ricostruzione storico-devozionale della apparizione della Madonna alle due pastorelle di Equi. Una citazione particolare la dedica allo scritto, che definisce “un abbraccio fra prosa e poesia”, di don Ennio Nobili, parroco di Monti di Licciana, originario di Monzone. Risaliva al 1958 ed era stato pubblicato su “La voce della Madonna del cavatore”.
Ma già “Il Corriere Apuano” (anno II, N° 23, 13 giugno 1913), con un articolo di mons. Ettore Andreani, si era occupato del miracolo dell’apparizione. I racconti sono per molti aspetti simili. Così scrisse, “con la mente e col cuore”, don Ennio, nel 1958: “Trecentocinquanta anni fa, nel villaggio di Equi, nascosto sotto il Pizzo d’Uccello, vivevano due fanciulle, semplici e belle, buone come il pane, pure come acqua fresca di ruscello. Le loro famiglie tiravano avanti col raccolto scarso della terra e con i frutti di un discreto gregge di pecore. Sola vera ricchezza posseduta erano la Fede e una retta educazione cristiana. Quando la valle e la schiera di monti si riempivano d’incanto di erbe saporose e di fiori, uscivano col gregge a pascolare lungo l’argine del fiume o verso la Bandita selvosa. Restavano ore e ore fuori casa, giocando, cantando, pregando. La loro voce argentina si confondeva col belato delle pecore, il canto degli uccelli, il mormorio del vento fra i cespugli, il tonfo delle pietre che si staccavano dalle pareti rocciose della Buca e del Solco, rovinando a valle. Spesso dagli strapiombi delle pareti rocciose uscivano nel cielo aquile rapaci, che provocavano attimi di paura e l’urlo delle pastorelle, che si perdeva nei canaloni della montagna. I giorni passavano e per le pastorelle s’appressava il giorno più bello. Correva l’anno 1608. Nel caldo pomeriggio del 7 giugno esse uscirono al solito con le pecorelle e le mille raccomandazioni dei genitori, verso la Bandita. Il cielo era limpidissimo, le cime del Pizzo d’Uccello splendevano al sole come guglie di un’immensa cattedrale. Quel giorno le due pastorelle avevano con sé anche un quadro della Madonna, che pensavano di esporre in una nicchia, intrecciata di verde e di fiori silvestri, davanti alla quale raccogliersi in preghiera. Era un punto nascosto della Bandita, un recesso ricco d’ombre e di pace. Davanti all’immagine bella e fiorita della Vergine si diffusero più dell’ordinario in preghiere e non si accorsero che il gregge si era sbrancato e perso. Lo cercarono affannosamente e disperatamente, ma le ore passavano senza esito, il sole declinava e una luce rosa avvolgeva la montagna. Le pastorelle chiamavano le pecore nome per nome, mentre le ombre si allungavano sulla terra e la paura faceva battere forte il loro cuore. Ad un tratto le raggiunse il suono lontano di una campana; si buttarono in ginocchio e chiesero l’aiuto della Madonna: nell’intrigo dei rami degli alberi apparve una bella Signora, di bianco vestita, col sorriso sulle labbra. Non temete, sono la Madonna. Una volta a casa, chiudete le mani e poi mostratele aperte ai vostri genitori. Crederanno alla mia apparizione. Raccomandate ai paesani di costruire qui una cappella”.
Ritrovato il gregge, giunsero a casa, le mani si chiusero e si aprirono, intrise d’oro. Tutti credettero all’Apparizione. La chiesetta fu costruita – recentemente è stata ristrutturata – ed è divenuta luogo di devozione e di pellegrinaggio, specialmente nel mese di maggio e in ogni anniversario, per la popolazione di tutta la vallata. Molti sono gli interrogativi, per mancanza di fonti, che avvolgono l’evento miracoloso, riguardo, ad esempio, al nome delle pastorelle (forse una apparteneva alla famiglia Poleschi, che abitava in alto nel paese) e se ci furono altre apparizioni.
C’è, però, un’epigrafe in latino su marmo, sotto un riquadro che raffigura la scena dell’apparizione. Datata 1706, è stata così tradotta, nel 1980, da don Mario Baisi, parroco di Sillano: “Donaci o Regina del cielo di celebrare i tuoi onori e di questi tuoi fedeli accogli, o Vergine, i voti. Qui Tu ti degnasti apparire alle nostre fanciulle ed adornare del tuo aspetto questi monti. Qui pertanto a Te innalzammo questo sacro tempio con doni votivi ed elevammo preghiere. A nessuno ora sia grave, o Vergine, ascendere questi monti. O Regina del cielo celebrata dai cori beati fa risuonare questi monti delle Tue lodi”.
Probabilmente quest’anno non sarà possibile andare in processione fino alla chiesetta, recitando il Rosario. Peccato.
Andreino Fabiani