Affacciato a mezza costa sull’alta valle del Magra, il paese è stato per secoli nodo strategico lungo la viabilità storica per i passi appenninici. Nel 1901 contava 407 abitanti, ma è una terra di emigrazione che ha “figli” sparsi in tutto il mondo.
Sfiorato dall’attuale tracciato della Statale della Cisa, il paese di Cargalla si affaccia sulla Valdantena che da qui si può osservare nella sua totalità.
Era dunque un luogo strategico per il controllo della viabilità per i passi appenninici e, allo stesso tempo, luogo ben esposto, ospitale, immerso in una campagna che l’opera dell’uomo aveva reso fertile anche se incapace di sfamare una popolazione crescente e che nel 1901 arrivò a contare 407 abitanti. Un numero molto grande soprattutto se rapportato alle poche presenze di oggi, eppure era già in parte mitigato da una emigrazione verso le Americhe già in atto da alcuni anni.
In posizione mediana tra le due “ville” nelle quali è diviso il paese sorge la chiesa parrocchiale, intitolata a San Lorenzo martire, già dipendente dal priorato di Montelungo e quindi dal Monastero di Leno il cui abate ne nominava il parroco.
Le prime notizie risalgono al 1473 quando alla parrocchia di Cargalla fu unita quella di Cavezzana d’Antena, frazione alla quale si accedeva agevolmente con una strada che, seppure non più di uso comune, è ancora oggi percorribile (le due parrocchie sarebbero poi state divise nel 1647).
Quello che vediamo non sarebbe l’edificio della chiesa originaria: è stato ipotizzato infatti che questa sarebbe stata costruita in posizione isolata, in loc. Cerminuto, posta a poche centinaia di metri secondo la viabilità antica e dove oggi è ancora il cimitero.
A Cargalla di sopra un architrave in pietra arenaria datato 1838 reca scolpita una sequenza di scene che restano ancora da interpretare: la prima raffigura una donna seduta con il volto tra le mani; la seconda, terribile, mostra un uomo divorato da un enorme coccodrillo. Segue, separata da un giglio con una “P” al centro, la scena di una fiera che assale un uomo e ormai vinto; infine, all’estremità destra, tre figure maschili, due impegnati in un dialogo, l’altro in disparte con, alle sue spalle, un misterioso oggetto.
Un’altra particolarità di Cargalla è la presenza, in numero rilevante, di alcune targhe viarie in arenaria risalenti agli anni Cinquanta dell’Ottocento quando il Ducato di Parma deliberò la realizzazione di questa segnaletica da porre lungo le strade del proprio territorio. Tre si possono osservare lungo la Statale della Cisa, la prima delle quali al bivio che scende al paese indica la distanza da questo: 1,09 chilomentri (o 0,73 miglia).
Le altre due si trovano poco più avanti, in loc. Casa Rotelli: qui la via della Cisa incrocia quella che da ovest arriva da Succisa e quella, ormai in disuso, che scendeva verso est in direzione di Cavezzana e Gravagna.
Una di queste ci spiega che siamo in “Provincia di Pontremoli”, nel “Comune di Pontremoli” e nel “Comunello di Cargalla” a testimonianza del fatto che, nella divisione amministrativa del recente passato, il paese svolgeva un ruolo rilevante. L’altra targa indica invece al viandante le distanze che lo separano da Cavezzana d’Antena (2,21 km, 1,47 miglia) e da Gravagna (km 6,28, m. 4,19).
(Paolo Bissoli)