
Si è celebrata la Giornata Mondiale il 14 giugno, giorno della nascita del “padre” dei gruppi sanguigni. Il medico fisiologo Karl Landsteiner nacque a Vienna nel 1868. Nel 1930 ottenne il premio Nobel

Nel calendario annuale si sono moltiplicate le Giornate celebrative e diventa impegnativo prestare loro debita attenzione; a sorpresa all’Angelus del papa domenica 14 giugno abbiamo sentito l’omaggio alla Giornata mondiale del Donatore di sangue e l’esortazione ad “essere presenza che soccorre”.
La Festa ricorre il 14 giugno perché in quella data nel 1868 a Vienna nacque Karl Landsteiner, il medico fisiologo che identificò i gruppi sanguigni e li classificò A, B, 0 (nel 1902 due colleghi completano con l’identificazione del gruppo AB). La ricerca segna una svolta basilare nella storia della medicina e ha permesso di fare in sicurezza la pratica salvavita di milioni di trasfusioni ogni giorno, prima invece portavano alla morte se era diverso e incompatibile il tipo di sangue del donatore con quello del ricevente ignorandone il gruppo.
Dalla Vienna ancora capitale del multietnico Impero austro-ungarico Landsteiner, rimasto orfano a 6 anni del padre famoso giornalista ebreo, andò a studiare negli Stati Uniti e fu ricercatore per tutta la vita in quel paese, morì a New York il 28 giugno 1943. Premio Nobel per la medicina nel 1930, lavorò sempre per verificare e ampliare le sue scoperte, nel 1940 col collega Alexander Wiener scoprì il fattore RH nel sangue, un antigene proteico che è classificato Rh + se è presente sulla superficie dei globuli rossi e Rh – se è assente; denominato Rh dalla scimmia Rhesus in cui fu scoperto, è presente in circa l’85% degli individui, è capace di formare anticorpi specifici, conoscerlo è molto importante per diagnosi e profilassi.
Dall’analisi del sangue conosciamo se abbiamo anemia, infezioni, emorragie e altre patologie. Landsteiner identificò per primo anche il virus della poliomielite isolandolo nel 1908. Il sangue, il rosso fluido che ci attraversa per intero e sul quale scorrono globuli rossi e bianchi e piastrine, è stato possibile studiarlo quando furono disponibili strumenti tecnici di indagine, il microscopio soprattutto, e dopo che Galileo ne Il saggiatore affermò il metodo sperimentale e razionale nella ricerca scientifica: il libro dell’universo è “scritto in lingua matematica e i caratteri sono triangoli, cerchi e altre figure geometriche”, altrimenti è “aggirarsi vanamente in un oscuro labirinto”, come era quello che pretendeva spiegare le cose reali con mitologie, magie, impacci ideologici del tipo ritenere i polmoni costituiti di sangue coagulato al fine di rifornire il cuore di pneuma (soffio) e prodotto dal fegato.
Lo studio scientifico del sangue ha una prima tappa fondamentale col medico inglese William Harvey (1578-1657) che descrisse il sistema circolatorio del sangue pompato dal cuore in tutto il corpo, però non dimostrò che era un circuito “chiuso” arterie-vene: questa è la grande scoperta di Marcello Malpighi (Crevalcore 1628- Roma 1694). Si distinse nel “Coro Anatomico” dell’Università di Bologna seguendo la filosofia di Cartesio applicata ai corpi viventi su basi di matematica e fisica e incontrò, come Galileo, ostilità forti e anche minacce di morte da parte dei mediocri seguaci della erronea medicina tradizionale (e purtroppo i denigratori delle novità della scienza nel 2020 sono ancora in circolazione!). Un contrasto che lo indusse a passare ad altri Atenei, a Pisa dove si laureò medico e insegnò, a Messina, a Roma.
Nel 1660 fece la grande scoperta di come funzionano i polmoni secondo il criterio di fisica meccanicistica dell’inspirare e dell’espirare. Con osservazione al microscopio nel 1663 individuò in un vaso sanguigno i globuli rossi, analizzando i polmoni di una rana dimostrò la rete dei capillari e il ritorno del sangue venoso. Dopo la scoperta dei gruppi si aprì il campo moderno della “carità del sangue”, sorsero subito Associazioni di volontari pronti a dare il proprio sangue e darlo in dono perché non può e non deve essere oggetto di mercato un bene che nessuna industria farmaceutica sarà mai in grado di produrre.
Vari protocolli guidano l’operare generoso di tanti donatori volontari ben organizzati e prontamente collaborativi con ospedali e Confraternite della Misericordia: la Lunigiana è un’eccellenza. “Il sangue, padrone del nostro colorito di rosa o di cera, regna su un impero sterminato – osserva Vittorio Lingiardi su La Domenica Sole 24 ore del 14 giugno – tra arterie, vene e capillari, il sistema circolatorio supera i centomila chilometri e in un giorno produce circa 250 miliardi di globuli rossi, 15 miliardi di bianchi e 500 miliardi di piastrine”. Incredibile, meravigliosa complessità di questo nostro corpo irrorato di “sanguigno”, il rosso fluido che è il motore di tutto, anche delle passioni, dei turbamenti, delle pulsioni psichiche consce o inconsce: è la vita tutta intera.
I Gruppi di Donatori operanti in Lunigiana
La scoperta di Landsteiner, ha avuto un fondamentale impatto scientifico ma se ha poi ottenuto un’importante ricaduta anche medica ed umana lo si deve allo straordinario impegno dei donatori di sangue. La Lunigiana è sostanzialmente divisa in due aree di “influenza” per l’alta Lunigiana la referente principale è l’associazione Fratres, mentre per la bassa Lunigiana e quella orientale è l’Avis.
Per quanto concerne i gruppi Fratres, a fare da apripista sono stati i donatori di Pontremoli, nati nel 1956 da una costola della locale Misericordia; la sezione era composta inizialmente da 14 donatori con Giulio Beghetti e Tullio Bernazzani che furono i primi due storici donatori. Ed ancora oggi l’associazione pontremolese, anche per la presenza del centro trasfusionale all’ospedale cittadino, è il punto di riferimento per l’associazione in ambito lunigianese. I primi a seguire l’esempio furono i donatori del gruppo Fratres di Villafranca, organizzatisi nel 1962 e subito seguiti, nell’ottobre 1963, da quelli di Bagnone con dieci soci fondatori. Bisogna poi attendere il 1976 per la nascita della sezione di Mulazzo, mentre nell’agosto 1977, con 17 iscritti, viene fondata quella di Filattiera. Ultima nata la sezione di Zeri nel 1981.
Per quanto concerne l’Avis, apripista fu quella di Aulla, fondata nel 1961, seguita poi dalla sezione di Fivizzano nata nel 1967 sotto la presidenza di Pietro Tolmino Conti, mentre nel 1971 vide la luce la sezione di Tresana. Bisogna attendere gli anni Ottanta per assistere alla nascita delle sezioni di Podenza (1983), Terrarossa Licciana (1984) e di Comano (1986). Infine, ultima nata dell’Avis della Lunigiana, la sezione di Casola fondata nel 2001.
Parlare di sangue è pertanto anche parlare di cultura, di psicologia, di società, di valori etici e morali, di creatività artistica e per i cristiani il sangue è segno della purificazione “per la nuova ed eterna alleanza” guadagnata per noi dalla Crocifissione di Gesù al Calvario.
Maria Luisa Simoncelli