
Nei giorni della festa dell’Annunciazione ecco il santuario costruito poco a sud di Pontremoli: tutto nasce dall’apparizione della Vergine Maria nel 1470 davanti alla “maestà” ancora visibile al suo interno

La tradizione vuole che sul finire del 1470, davanti ad un tabernacolo poco lontano dall’imbocco del ponte di Saliceto, la Madonna sia apparsa ad una pastorella di Torrano alla quale chiese di edificare lì una chiesa. Da un paio di secoli quel ponte aveva sostituito i guadi che, sia a monte che a valle di esso, consentivano l’attraversamento del capriccioso fiume Magra; quello era diventato dunque un punto strategico lungo l’importante viabilità del territorio.

Lo stesso tabernacolo eretto in quella posizione lo testimonia: stretto fra il ripido profilo della costa di monte Galletto e la ghiaia del fiume, la muratura segnava l’unione delle strade che correvano nei due versanti. Su di esso un anonimo pittore di strada aveva affrescato la bella raffigurazione della Annunciazione, ignaro che avrebbe avuto tanta importanza nei secoli a venire. Non dovevano essere rare quelle rappresentazioni: basta osservare quante “maestà” ancora oggi punteggiano il nostro territorio, segno della devozione dei committenti, sono divenute presenze rassicuranti lungo il cammino.

Se le conosciamo soprattutto in marmo – grazie alla relativa vicinanza con i laboratori di Carrara – materia che le ha conservate fino a noi, in precedenza dovevano essere, appunto, dipinte. Ma di queste si sono perse le tracce: di quasi tutte, perché questa è una delle eccezioni visto che, per il miracolo del quale fu testimone, è stata preservata all’interno della chiesa-santuario costruita attorno ad essa a partire dagli anni Settanta del Quattrocento.
Uno sforzo economico non indifferente quello sostenuto dalla comunità pontremolese per avviare i cantieri che si sono succeduti nel tempo, ma troppo forte era la devozione suscitata dal miracolo: già l’anno successivo, il 9 maggio 1471, Galeazzo Maria e Bianca Sforza, durante il viaggio verso Firenze, fecero una sosta per venerare l’immagine, dando ancora maggior risalto ad essa incentivando così un crescente numero di fedeli e pellegrini. In quello stesso anno il medico pontremolese Princivalle Villani fece costruire a proprie spese un edificio che racchiudesse il tabernacolo: fu quella la prima cappella che venne realizzata nel luogo dell’apparizione. Neppure troppo piccola visto che i suoi lati erano maggiori di 13 metri per 11!

Con la facciata rivolta verso il monte ai cui piedi si sviluppava la strada, mostrava l’interno grazie alla cancellata che permetteva di restare in preghiera davanti all’affresco ben visibile. La primitiva costruzione sarebbe poi stata inglobata all’interno della nuova chiesa iniziata già nel 1474, anno nel quale il Consiglio Generale di Pontremoli decise anche di edificarvi un convento affidato poi agli Agostiniani.

Una cinquantina di anni dopo la chiesa si arricchì di quella che oggi è forse l’opera d’arte più significativa e che lascia sempre incantati: il tempietto marmoreo che conserva l’affresco dell’Annunciazione. E ben presto vicino alla chiesa e al convento iniziarono a sorgere nuovi edifici: abitazioni, botteghe, ostelli definirono l’andamento della strada che da allora transita all’interno di un piccolo borgo a lungo quasi fortificato. Nel tempo, l’afflusso di pellegrini iniziò a scemare ma rimase intatta la devozione per quell’immagine, peraltro ormai quasi invisibile perché celata dietro l’altare all’interno del tempietto.
Fino a pochi decenni fa, il 25 marzo giorno dell’Annunciazione, erano ancora vive la festa religiosa e la fiera commerciale e ricreativa che le cronache ricordano si sviluppava non solo all’interno degli spazi del borgo dell’Annunziata, troppo angusti per contenere tutti, ma si allargava lungo la strada nelle due direzioni occupando spesso anche l’alveo del fiume.
Paolo Bissoli