Identità

Domenica 9 febbraio, V del tempo ordinario
(Is 58,7-10; 1Cor 2,1-5; Mt 5,13-16)

06vangelo“Sale della terra”. Immagine forte e semplice quella del sale, capace di attraversare i tempi: solo una vita vissuta sotto il segno delle Beatitudini è una vita che ha sapore e che dona sapore. Il resto è esistenza insipida. E allora comprendiamo che quel “voi siete” non è riferito solo a pochi eroi, che il discorso è serio perché ci riguarda: è discorso di identità. Ogni uomo è chiamato a diventare uomo. Si può perdere sapore non tanto quando si esaurisce l’entusiasmo per la vita o quando il peso sembra così insopportabile da sentirsi a un passo dalla disperazione ma si perde sapore quando non si piange più, non ci si emoziona più, quando non ci si indigna per l’ingiustizia o non si è disposti a pagare per la verità. Perde sapore chi è troppo pieno di sé, delle proprie sicurezze magari mascherate da gesti religiosi o da gesti di servizio. Perde sapore chi non ha più l’umiltà di riconoscere che gli altri sono sale per la vita e che ci sono uomini e donne capaci di testimoniare la bellezza delle Beatitudini molto meglio di noi.
“Voi siete la luce del mondo”. Principio di creazione, lampo a tagliare le tenebre. L’uomo che anche solo balbetta le Beatitudini è luce perché fa nascere l’uomo, lo fa venire alla luce. Non è questione di essere buoni o cattivi ma generativi, fertili. Il mondo viene alla luce solo dentro gli occhi dei miti e dei non violenti, dentro mani umili e tremanti, nel ventre Vuoto che diventa preghiera. È ancora questione di identità. L’uomo è immagine e somiglianza di Dio quando porta luce al mondo, quando riesce a mettere in evidenza le cose buone che danzano nel Creato, quando riesce a vedere umanità buona in ogni fratello, quando riesce a vedere umanità buona persino in se stesso.
“Non può rimanere nascosta una città che sta sopra un monte” perché non stiamo parlando di azioni ma di identità. Dal momento in cui nasciamo noi siamo esposti, diciamo di noi, nel bene e nel male, non esiste neutralità. Ogni nostra scelta è luce o ombra.
Ogni nostro pensiero è luce o tenebra. La luce è pensata per essere posta sul candelabro. Ci sarà, alla fine della storia dell’Uomo delle Beatitudini una tenebra densa e inchiodata alla crosta della terra, ci sarà un monte e avrà il profilo del Cranio e il puzzo minaccioso della morte. Ci sarà sangue, sangue scuro di esecuzioni capitali. E come un candelabro di legno a svettare da quel giorno e per sempre, sarà il candelabro a forma di croce. E sarà vertice di duplice Identità: in quella luce l’Uomo e Dio, insieme. La croce è da leggere sotto il segno delle Beatitudini.

don Alessandro Deho’