L’Antico e il Nuovo Testamento sulla nascita di Gesù
L’Incarnazione del Verbo è un evento coinvolgente, nel tempo e nello spazio: coinvolge generazioni di persone e luoghi diversi, anche lontani. Alcuni passi dell’Antico e del Nuovo Testamento ci vengono in aiuto nel cogliere questa prospettiva.
Sul far della sera del 24 dicembre, nella Messa Vespertina nella Vigilia del Natale del Signore, la liturgia ci propone l’incipit del Vangelo di Matteo (Mt 1,1-17), in cui sono elencati gli antenati di Gesù: “Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Àcaz, Àcaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo. In tal modo, tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici”.
Di primo acchito potrebbe apparire come un inutile elenco di nominativi di personaggi che si perdono tra le nebbie dei tempi, un salto indietro nell’Antico Testamento, ma viene in nostro aiuto il Martirologio Romano nel sottolineare l’importanza di quanti nei secoli hanno atteso la venuta del Salvatore. Proprio al 24 dicembre così recita: “Commemorazione di tutti i santi antenati di Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ovvero di quei padri che piacquero a Dio e che, trovati giusti, pur senza avere ricevuto le promesse, ma avendole soltanto guardate e salutate da lontano, morirono nella fede: da essi nacque secondo la carne il Cristo, che è al di sopra di tutto il creato, Dio benedetto nei secoli”.
Tra cotante figure la liturgia dei Vespri del 19 dicembre, nell’antifona al Magnificat richiama il padre del re Davide: “O Germoglio di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli: tacciono davanti a te i re della terra, e le nazioni t’invocano: vieni a liberarci, non tardare”.
“Germoglio che spunta dal tronco di Iesse” (Is 11,1) o “radice di Iesse” (Is 11,10; Rm 15,12) sono alcuni fra i titoli che vengono attribuiti a Gesù Cristo, per indicare che Dio rimane fedele al suo popolo e mantiene la promessa fatta al re Davide (cfr. 1 Sam 16, 1-13).
Nella Pieve di Vignola la Natività recuperata
Questa pala raffigurante la Natività di Gesù con la Trinità tra angeli e cherubini e i santi Rocco (a dx) e Antonio di Padova (a sn) si conserva nella Pieve di Vignola, poco a nord di Pontremoli.
L’olio su tela è opera attribuibile alla fine del XVII secolo: nel tempo è stata molto rimaneggiata, ha vissuto alterne vicende di abbandono e recupero ma, finalmente, nei mesi scorsi, è stata oggetto di una importante opera di restauro promossa e finanziata dalla parrocchia di Vignola e realizzata da Anna Triani.
Domenica 15 dicembre, nella Pieve di Vignola c’è stato un momento di festa per la riconsegna dell’opera finalmente recuperata e ora ricollocata nella sua collocazione originaria.
Nell’arte cristiana l’albero genealogico del Messia viene rappresentato come un albero alle cui radici è posto appunto il patriarca Iesse, padre del Re Davide, sui rami sono posti i re ed i profeti, mentre sulla cima è posto il Cristo. Con l’Epifania Cristo si manifesterà anche a quanti vengono da lontano, i Magi, come Isaia aveva profetizzato: “Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio”. (Is 60,3-4)
Ed ancora quella scena che ben si è focalizzata nel presepe: “Uno stuolo di cammelli ti invaderà, dromedari di Màdian e di Efa, tutti verranno da Saba, portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore”. (Is 60,6).
Quando Erode resterà colpito dal vedere i Magi in ricerca, i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo gli preciseranno il luogo dove sarebbe nato il Salvatore: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: ‘E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele’ ” (Mt 2,6).
don Fabio Arduino