Leone Ginzburg, l’intellettuale antifascista

Presentato ad Aulla, a cura di Arci “Agogo”, il nuovo libro di Angelo D’Orsi

Leone Ginzburg ( 1909-1944)
Leone Ginzburg ( 1909-1944)

Una figura inattuale, perché oggi non troviamo esempi di uomini così: è stato questo l’incipit della presentazione del libro di Angelo D’Orsi su Leone Ginzburg ( 1909-1944) ad Aulla organizzata dal circolo Arci “Agogo” con la collaborazione dell’Anpi di Tresana mercoledì 6 novembre. “L’intellettuale antifascista” è un ritratto che, introducendo l’autore, Alessio Giannanti (Archivi della Resistenza)ha voluto sottolineare essere dedicato “a tutte quelle persone che nella vita hanno difeso i valori per i quali Leone Ginzburg ha vissuto, combattuto e morto.
Forte infatti è stato il suo impegno politico, guidato da un assoluto rifiuto di qualsiasi compromesso come quando, nel 1933, rifiuta di giurare fedeltà al fascismo e, di conseguenza, gli viene tolta la docenza accademica e, nel 1934, finisce anche in prigione: è il primo di una serie di arresti. Nato ad Odessa ma arrivato bel presto in Italia (dove avrebbe vissuto gran parte della sua breve esistenza fra Torino, Viareggio, Forte dei Marmi e Roma) ha un rapporto intenso con Norberto Bobbio (del quale fu compagno di banco al liceo) e con Cesare Pavese.
Come ha spiegato il prof. D’Orsi (univesità di Torino), Ginzburg è stato un convinto aderente a Giustizia e Libertà che guardava con interesse al comunismo. Scrivere “L’intellettuale antifascista” (Neri Pozza, 2019)non è stato facile – ha spiegato – perché pochi sono gli scritti che Leone Ginzburg ha lasciato, ma molto è stato il lavoro svolto per gli altri. Nella sua casa, in uno dei tanti incontri con amici e intellettuali, sarebbe nata la casa editrice Einaudi. L’incontro con Carlo Rosselli avviene a Parigi e l’adesione a Giustizia e Libertà avviene con entusiasmo: rientrato a Torino organizza in città il movimento politico.
Con l’entrata in guerra gli viene tolta quella cittadinanza italiana ottenuta con tanta fatica: arrestato di nuovo quale nemico dell’Italia è confinato nelle montagne d’Abruzzo, non lontano dall’Aquila da dove tuttavia riesce a continuare a lavorare per Einaudi. Nel 1943, dopo la caduta del fascismo e l’armistizio entra nella Resistenza romana, ancora nelle file di Giustizia e Libertà; scrive e stampa la rivista clandestina “Italia libera” ma viene arrestato proprio all’interno della tipografia. Imprigionato a Regina Coeli dopo qualche tempo viene trasferito dai fascisti nel braccio del carcere controllato e gestito dai nazisti: qui muore in conseguenza delle ripetute torture subite nel 4 febbraio 1944.
“Perché l’intellettuale antifascista?” – si è chiesto D’Orsi spiegando la scelta del titolo del libro – perché tanti, troppi intellettuali del suo tempo furono collusi o scesero a compromessi con il regime. Ginzburg invece scelse la via dell’intransigenza fino in fondo”. (p. biss.)