I giovani spingono per uno sviluppo sostenibile

Da Greta Thunberg ai tanti ragazzi e ragazze presenti alle manifestazioni per il clima in tutto il mondo

37clima1Scienza e politica: nel rapporto non facile tra l’esperienza e la ragione nello studio della natura e l’arte del governo della comunità dei cittadini, si sono definitivamente inserite, in questo 2019, le giovani generazioni di tutto il mondo. Le manifestazioni di piazza svoltesi tra il 20 e il 27 settembre in occasione del vertice Onu sui cambiamenti climatici, a 13 mesi di distanza dai primi “scioperi per il clima” inscenati in solitaria dalla studentessa Greta Thunberg davanti al Parlamento svedese, stanno contribuendo a riscrivere l’agenda dei governi di gran parte del mondo sviluppato.
Fiumi di inchiostro e di parole sono stati spesi in queste settimane circa il tasso di coerenza e di autorevolezza dei giovani nel richiedere con forza provvedimenti urgenti per il futuro del pianeta – se ne scrisse anche sul nostro settimanale all’indomani dello global strike di marzo – ma la forza d’urto di questa massa ha indubbiamente riportato i temi della sostenibilità ambientale al centro del dibattito globale, dopo anni in cui lo stesso era rimasto ai margini.
37Greta_ThunbergSuccessivamente al vertice di Rio de Janeiro del 1992, infatti, gli impegni presi dagli Stati e i risultati concretamente ottenuti dai vari accordi internazionali sono stati via via sempre più deludenti. Il difficile accordo raggiunto al vertice di Parigi nel 2015, incentrato sull’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, seppur giuridicamente vincolante, ha mostrato tutta la sua debolezza nei singoli piani nazionali per il clima, ritenuti non sufficienti per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 2ºC.
I deludenti risultati ottenuti, frutto della real politik, dell’inclinazione dei governi a non perdere consenso nel breve termine, dell’influenza delle grandi multinazionali, in questi mesi sono stati sostituiti da pagine e pagine sullo scioglimento dei ghiacciai e sugli incendi della Foresta Amazzonica, sulle campagne sulla dannosità delle materie plastiche.
Una parola dimenticata – sostenibilità – è stata riportata in auge per veicolare concetti, come quello di “economia circolare” (ossia implementare processi produttivi impiegando scarti di produzione di imprese a monte nella filiera) fino a pochi mesi fa conosciuti solo da un pubblico specialistico. E non è infrequente osservare come politici e intellettuali leghino sempre più tematiche come i cambiamenti climatici a temi sociali apparentemente lontani, come la crescita delle disuguaglianze, le migrazioni e le tensioni internazionali.
Un approccio per primo fatto proprio da Papa Francesco, che nella Laudato si’ del 2015 affrontò la crisi ambientale parlando di “ecologia integrale” affermando che: “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale”.
37vignettaE a livello politico? Certamente fanno notizia Trump che irride Greta, Bolsonaro che attribuisce alle popolazioni indigene le colpe della deforestazione, una destra italiana che esprime nel modo più triviale e becero le tesi negazioniste sul cambiamento climatico (non a caso tutti espressione di mondi in aperta opposizione al pontificato di Bergoglio).
Ma sono sempre di più i governi che intendono affrontare la questione climatica all’interno dei loro programmi. Dalla Germania, che ha stanziato 54 miliardi da qua al 2023 per ridurre le emissioni di Co2 del 55% entro il 2030, alla nuova Commissione Europea, che ha posto la lotta ai cambiamenti climatici al vertice della sua agenda, fino ad arrivare agli incentivi ecologici e all’impianto “green” che il nuovo governo italiano ha asserito di volere dare alla prossima legge di bilancio.
Parliamo di indirizzi politici già contestati dai partiti verdi per la loro timidezza a fronte di un problema da affrontare con la massima urgenza. Contestazioni non del tutto infondate, che comunque devono tenere conto dell’inversione di tendenza rispetto a pochi anni fa: merito della discesa in campo delle nuove generazioni.

(Davide Tondani)

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