Dalle tesine al sorteggio delle buste, un esame di Stato ostaggio della improvvisazione
La sede del Ministero dell'Istruzione a Roma
La sede del Ministero dell’Istruzione a Roma

Manco a dirlo: è arrivato un nuovo ministro al dicastero di viale Trastevere ed ecco che puntualmente salta fuori il bisogno di mettere mano a qualcosa nella scuola; così anche l’on. Bussetti ha voluto lasciare il segno a partire dall’esame di Stato mentre altre sarebbero le priorità e le urgenze della scuola italiana!
Diciamo subito che condividiamo la scelta di eliminare la terza prova (per tanti poco informati “il quizzone”) perché spesso ha rivelato forti limiti e poi, in un’Italia nella quale i segreti non si mantengono, figuriamoci la riservatezza sulle materie e sulle domande della terza prova dell’esame!
Non condividiamo per nulla, invece, almeno per come è stato presentato, in tempi ristrettissimi per un esame di Stato, il sistema delle tre buste per l’avvio del colloquio, che inevitabilmente rimanda ai quiz di Mike Bongiorno. Ma che cosa si voleva fare con questa trovata di avviare il colloquio del candidato con una fotografia, un grafico, un testo, l’immagine di un quadro?
Intanto, se si voleva mettere il candidato nelle migliori condizioni di affrontare l’esame, come spiegano le disposizioni ministeriali, forse le tre buste sono il massimo dell’incertezza, del disorientamento e talvolta del vuoto nel quale uno studente rischia di sprofondare, a meno che non si sia disposti a lasciare passare tutto e a ridurre così l’esame ad un… esamino.
Già perché, sorteggiata una delle tre buste, il candidato deve operare i necessari collegamenti con i vari saperi a partire da quello che vi ha trovato. Il rischio della banalità, dell’ovvio è in agguato. Intendiamoci, potrebbe anche avere un senso un esame così, a patto che si dia alle scuole il tempo necessario per metabolizzare le nuove disposizioni giunte a gennaio, cioè in corso d’anno, mentre una novità di questo tipo avrebbe bisogno di almeno un paio d’anni per divenire operativa ed efficace.
E poi, gli insegnanti, ai quali questa nuova modalità certamente ha creato qualche problema, durante l’anno scolastico hanno tenuto conto dell’intedisciplinarità o almeno della multidisciplinarità o il riferimento sono state ancora e unicamente le singole materie?
A sentire alcuni docenti delle commissioni la cosiddetta tesina, ora abolita, davvero metteva in grado il candidato di esporre per circa 10-15 minuti il lavoro preparato ed era un punto fermo e sicuro per avviare il colloquio.
Non ci nascondiamo i limiti legati alla pura e semplice copiatura da Internet e talvolta anche a discutibili quanto inutili performance musicali ma almeno lo studente si sentiva più tranquillo e meno esposto all’emotività. Un’ultima considerazione finale: in altri tempi una ‘riforma’ di questo tipo avrebbe portato in piazza sindacati, studenti, associazioni: già, in altri tempi! Ora invece c’è la convinzione che tutto quello che esca dai palazzi ministeriali sia in fondo per il bene del Paese: fino a quando?

Fabrizio Rosi