
Il mistero del Giovedì Santo proclamato a tutti secondo il mandato di Gesù agli apostoli
La festa del Corpus Domini o, come vuole la liturgia, la “Solennità del Ss. Corpo e Sangue di Cristo”, domenica 23 giugno, è una delle feste più “cattoliche” della Chiesa romana e una delle principali solennità dell’anno liturgico. In diversi Paesi del mondo, tra cui l’Italia, si celebra la domenica successiva a quella dedicata alla Santissima Trinità, in altri o in alcune diocesi, il giovedì successivo. Perché il giovedì? Perché questa festa rievoca, in modo specifico, la liturgia della messa in Coena Domini, quella che si celebra, appunto, il Giovedì Santo.
Fu Papa Urbano IV ad istituirla, per la chiesa universale, l’11 agosto del 1264, con la bolla “Transiturus”, dopo che nel 1247 nella diocesi di Liegi, in Belgio, si celebrò la reale presenza di Cristo nell’eucaristia in reazione alle tesi di Berengario di Tours, secondo il quale la presenza di Cristo non era reale, ma solo simbolica. Un altro evento, in quel periodo, convinse il papa e la Chiesa a procedere nell’istituzione dell’importante festa: il “miracolo eucaristico di Bolsena”.
Abbiamo chiesto al direttore dell’Ufficio liturgico diocesano, don Samuele Agnesini, qualche chiarimento. Cosa vuole comunicare la liturgia attraverso questa celebrazione?
Questa celebrazione che nasce in un contesto molto particolare dove spesso l’Eucaristia, intesa come reale presenza del corpo del Signore, era messa in discussione, ci pone davanti all’esigenza di ripensare la nostra vita in chiave eucaristica. Scriveva al riguardo, nel 2007, Benedetto XVI che il Corpus Domini costituisce una ripresa del mistero del Giovedì Santo, quasi in obbedienza all’invito di Gesù di “proclamare sui tetti” ciò che egli ci ha trasmesso nel segreto. Ecco perché va proclamato ed esposto apertamente, perché ognuno possa incontrare “Gesù che passa” come avveniva per le strade della Galilea, della Samaria e della Giudea.
Come mai in alcune zone della nostra diocesi il Corpus Domini viene celebrato il giovedì, mentre in altre la domenica successiva alla Ss. Trinità?
La festa del Corpus Domini è stata trasferita alla domenica, dopo che nella riforma del calendario civile, come per altre date, è stata tolta la festività. All’inizio questa celebrazione cadeva nel giorno di giovedì della seconda settimana di Pentecoste. La città di Massa per vivere un momento comunitario che potesse coinvolgere tutte le parrocchie ha ritenuto opportuno mantenere la tradizione del giovedì. La stessa celebrazione si svolge a Carrara e a Pontremoli il sabato e la domenica successivi.
Anche tra i cattolici, qualcuno si chiede se oggi abbia ancora senso portare in processione la sacra particola.
Tra le tante teorie che oggi invadono il mondo e anche la vita della Chiesa c’è sicuramente quella di ridurre la fede, con i suoi simboli, ad un qualcosa che riguardi l’intimità, l’interiore. La pedagogia che sta alla base della liturgia, ci costringe a uscire dalla nostra tiepidezza per andare incontro anche con forme che ci mettono in difficoltà. Una di queste è sicuramente la “processione” che nasce come professione di fede, come attestazione di lode, come atto pubblico identitario.
Nel Seicento, in Francia, gli Ugonotti reagivano con provocazioni al passaggio della processione. Oggi le cose sembrano cambiate, eppure in alcune città, per evitare problemi, si preferisce celebrare all’interno delle chiese…
È più facile vivere una dimensione intimistica della fede che non quella pubblica che obbliga ad assumere responsabilità nei confronti del mondo anche quando questo ci crea qualche disagio, o addirittura ci mette in imbarazzo! Credo tuttavia che vivere pubblicamente la nostra appartenenza a Cristo non sia ostentazione ma attestazione di fede.
Può dare qualche indicazione specifica per i parroci e le parrocchie su come valorizzare al meglio dal punto di vista pastorale questo momento comunitario?
“Non c’è miglior modo per vivere l’Eucaristia, in questo caso la solennità del Corpus Domini, che celebrarla e, aggiungerei, celebrarla semplicemente, così come la Chiesa ce lo chiede”.
Ren. Bru.