“Era mia madre”, il libro di Armando Pini

17libroOgni figlio ha sempre esigenza interiore di dire grazie alla propria madre per l’immensità dei doni ricevuti, difficile è invece fissarne in un racconto i gesti, la personalità, i sentimenti e serene valutazioni: lo ha fatto Armando Pini con “Era mia madre” in un libro lieve come una carezza e schietto nei giudizi. Il titolo nella sua scarna semplicità suggerisce amore e onore di essere figlio di quella madre; intenso e breve, dà i tratti di una donna emigrata, con obiettivi ben determinati raggiunti con sacrifici, tante fatiche, tenacia e intelligenza.
Si chiama Domenica Monique Tozzi, nata in Corsica nel 1923 da genitori emigrati di Braia. Un percorso più o meno similare a quello di tutti i lunigianesi, scrive Tosca Bertolini nella prefazione; dal 1861 sono stati più di 24 milioni i migranti che dall’Italia “raminga” si sono avventurati verso l’ignoto, quasi un “raggrupparsi assieme nel buio” con solidarietà tra paesani e parenti.
Anselmo Pini fu costretto dal “lupo della fame” a lasciare Braia per cercare lavoro in Corsica, dove fece ascesa sociale; fascista, fu vice console d’Italia nell’isola. Nel 1937 la Francia, in antagonismo col bellicismo fascista, lo espulse e requisì i suoi beni. Aveva 9 figli.
Domenica passò a Nizza con la sorella Lisa sposata a un francese, tutti gli altri tornarono a Braia. Cominciava a manifestare il suo temperamento volitivo ed emancipato facendo la ballerina, ma il padre le impose di raggiungerlo subito. Si scontra con lui perché vuole decidere lei il suo futuro, in mezzo a contrasti sposa Pietro Pini rientrato congelato ai piedi dalla campagna sul Don. Domenica si dà molto da fare, perfino il contrabbando sfidando i tedeschi, ha nel 1945 il figlio Armando e due anni dopo Gianfranco.
L’Italia uscita dalla guerra non usciva dalla miseria e di nuovo moltissimi anche dai nostri monti emigrano. Domenica e Pietro vanno a Londra e lasciano i due figli alla nonna materna Ida. Le difficoltà erano gravi ma la giovane sposa, pur soffrendo per la separazione dai figli, si butta con tenacia nel lavoro, da commessa, per la sua forte attitudine imprenditoriale, fa incrementare gli utili dell’azienda di importazione dove lavora e di cui diventerà padrona.
Una donna di carattere, generosa e solidale, trova lavoro qualificato ad altri migranti, compra case grandi per sé, per i figli e i parenti ma con un piano da dare in locazione. Finalmente si ricongiunge coi due figli che dalla pluriclasse di Braia passano alle scuole londinesi e devono imparare una nuova lingua e subire il “bullismo” degli inglesi, ma Domenica risolve il problema ordinando ai figli di farsi rispettare venendo alle mani e a muso duro li difende davanti alla direttrice della scuola.
Il primogenito Armando si sistemerà con buoni guadagni nell’attività alberghiera e il fratello acquisterà un ristorante/bar; la madre imprenditrice di successo guida le attività che si ingrandiscono con assunzione di parenti e di pontremolesi. Diventa nonna, prende la patente e si muove bene nel traffico di Londra, provvede a fare i quattro nipoti proprietari di una loro casa.
Previdente, pensava sempre a preparare un’alternativa, investe nel mercato immobiliare. Severa, dura di carattere ma solidale,non sprecava, aveva cura della sua bella persona, faceva anche vita di società, emancipata donna d’affari, la sua ditta di prodotti ortofrutticoli arrivò a fornire le cucine della regina invitata dalla principessa Anna in persona.
Nel 2005 viene a vivere a Pontremoli dove si è spenta nel 2015. Il libro è in vendita nelle librerie e edicole pontremolesi; il ricavo, tolte le spese di stampa, sarà per le associazioni locali di volontariato.

Maria Luisa Simoncelli