Secondo Hillman l’invecchiamento svela il carattere, quel modo unico di essere e di fare di ogni persona

10libro_HillmanJames Hillman (1926 – 2011) è filosofo e psicologo statunitense ed europeo per cultura che ha diffuso libri molto positivi sulla senilità: rovesciano significativamente il giudizio e la percezione oggi brutalmente  presente che un vecchio sia quasi inutile dato che non lavora più, è un costo sociale per pensione, cure, medicinali, ha perdite di efficienza.
Hillman nel saggio La forza del carattere (Milano, Adelphi, 2014), col supporto della sua esperienza professionale di osservatore del “codice dell’anima”, constata che invecchiare è una necessità della condizione umana per dare piena conferma e compimento al carattere,che si raffina nel laboratorio dell’età. Dal verbo greco karàsso  (imprimo, incido) viene carattere, l’immagine di noi,”quel modo unico nostro di essere e di fare avendo ancora una vita da vivere”.
Invecchiando una persona rivela più carattere, non più morte, realtà che non può conoscere di cui pertanto non parlare né scrivere. Si avvertono le radici del pensiero classico e cristiano: il vecchio è sapiente, apprezzato, è chiamato al compito di custode veritiero della memoria e della tradizione. I valori cari agli anziani sono alleviare le sofferenze degli altri, contrastare ogni forma di violenza, promuovere la giustizia, conservare la salute e la bellezza del nostro pianeta.
Il consiglio è mantenere la mente attiva, curiosa. Il corpo cambia e si indebolisce ma noi siamo sempre gli stessi come anima, “come forza attiva della forma di noi unici”: è questo il carattere che dura anche dopo la nostra vita. Una società che sottrae valore ai vecchi – osserva Hillman di orientamento junghiano – “è facile che giustifichi il gerontocidio, l’eutanasia”.
Gli anni della vecchiezza sono preziosi per ripassare la propria vita, dar voce ai  ricordi, godere delle immagini del mondo, fare ammenda di errori. Anche chi ha ridotto le capacità intellettive mantiene sempre contatti con apparizioni, sogni, visioni di persone lontane, c’è persistenza del carattere. Non ci vuole la frenesia del ringiovanimento, l’uso di prodotti antietà giovano solo al mercato. Oggi c’è una cultura ipocrita che esalta la giovanilità, ma “manipola i giovani col consumismo e li banalizza”.
Lo psicologo Hillman dice che studiando i cambiamenti fisiologici ha scoperto cose nuove sul carattere con aumento della capacità di esaminare i fatti e le notizie per ricavarne il senso profondo, la memoria, con perdita a breve, ha però guadagno a lungo termine, sa ricomporre i pezzi immagazzinati tanto tempo prima con comparsa spontanea di immagini, fa rassegna delle cose fondamentali della vita che arricchisce il carattere. I sensi potranno  essere imprecisi, ottusi, ma l’immaginazione sa ancora cantare più forte, è interna, del cuore.
“Il mio carattere è essere così come sono e non potrei essere altrimenti”, è stato nutrito di relazioni con gli altri,libertà, godimento delle bellezze della natura e delle arti, silenzio, spirito di servizio, semplicità. Non è un libro dei sogni, ha fondamenti  sperimentati che liberano dalle afflizioni che tormentano la vecchiezza. L’autore osserva e critica il nostro periodo storico che valuta la persona per quello che fa e non per quello che è, non la sa vedere da vicino,nella forza del carattere che nutre l’immaginazione, promuove una vitalità che consola.
Vecchiezza è durata, ricchezza di vita ripulita di ciò che non è essenziale, è realizzare una “struttura estetica”,è un’opera d’arte di cui i soggetti più ricchi sono i nonni che insegnano ai giovani.