Complessità del reale. I giovani della diocesi riflettono sulla GMG

“Si compia in me la tua Parola”: a Massa il giornalista Matteo Spicuglia (della sede RAI di Torino): la realtà e il giornalismo oggi. Parole e sguardi: sono questi i due capisaldi scelti, elementi presenti, in primis, nel passo del Vangelo che racconta la chiamata di Levi, pubblicano e peccatore

08MatteoSi è svolto venerdì 15 febbraio, nel Centro Giovanile di Massa, il secondo incontro del percorso intitolato “Si compia in me la tua Parola”, organizzato dalla Pastorale Giovanile per i ragazzi della diocesi: si tratta di un ciclo di appuntamenti pensati per approfondire quello che è stato il tema della GMG di Panama, il cui slogan era appunto: “Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua Parola (Lc 1,38)”.
Per questi incontri sono stati invitati tre ospiti, capaci di testimoniare la “fattibilità” della Parola di Dio nella realtà quotidiana: ad essi è stato chiesto di raccontare il modo in cui essi “fanno” la Parola, cioè mettono in pratica il Vangelo.
Dopo l’incontro del 16 novembre, durante il quale hanno portato la loro esperienza alcuni rappresentanti della comunità Papa Giovanni XXIII impegnati nel volontariato in strada, venerdì scorso i giovani della diocesi hanno incontrato Matteo Spicuglia, giornalista originario di Marina di Massa, che da dieci anni lavora nella redazione regionale della RAI a Torino ed è volontario presso il Sermig. Parole e sguardi: sono questi i due capisaldi scelti da Spicuglia per strutturare il suo intervento.
Elementi presenti, in primis, nel passo del Vangelo che racconta la chiamata di Levi, pubblicano e peccatore; brano che Spicuglia ha citato per iniziare il suo intervento. Tale episodio infatti, spiega il giovane giornalista, ci racconta di un Dio che posa il suo sguardo su un uomo e lo interpella rivolgendogli parole d’ amore; ci testimonia, cioè, che il Signore va costantemente “oltre” la sensazione umana del sentirsi “mai adatti” e “mai abbastanza” e ci vuole con sé così come siamo. Anche il mestiere del giornalista, secondo Spicuglia, è fatto di sguardi e di parole: chi scrive, infatti, per prima cosa getta uno sguardo sul mondo e poi cerca di raccontarlo a modo suo.
Secondo Matteo, dunque, per prima cosa: “occorre trovare un proprio stile e perseguirlo sempre” perché se è vero che su chi fa informazione ci sono tentativi di condizionamento, è vero anche che: “quando scrivi un pezzo o metti la faccia in un servizio televisivo sei libero: ci sei tu e c’è la tua coscienza”.
Cercando di spiegare il proprio modo di fare informazione Matteo spiega: “Ho capito che la realtà funziona come l’animo umano: non ci sono solo ‘bianco e nero’ ma tante sfumature diverse e se leggiamo il mondo usando soltanto due categorie contrapposte rischiamo di non capirlo”.
A tale complessità del reale si oppone però l’esigenza di immediatezza e concisione che è propria della comunicazione odierna in cui, ricorda Matteo, per un articolo si hanno a disposizione 3.000 caratteri o, per un servizio TV, poco più di 60 secondi. Spicuglia definisce il suo un “giornalismo per immagini” dove si rifiutano il sentimentalismo e la lacrima facile e si cerca di evocare le emozioni senza indugiare nel dolore ma mostrando rispetto per le vittime e pietà per chi ha sbagliato.
Questo perché conclude: “Le parole sono scatole vuote e la responsabilità di cosa ci mettiamo dentro è nostra” inoltre “le parole di Dio hanno un grande effetto, ma anche ogni nostra parola produce delle conseguenze”. Dopo la testimonianza, i giovani si sono divisi in gruppi ed hanno riflettuto su quali siano le fonti tramite cui si informano e su che tipo di linguaggio usano quando si esprimono, soprattutto sui social network; hanno infine prodotto un titolo di giornale capace di “raccontare” la serata.
Il cammino annuale dei giovani si concluderà con il prossimo incontro, venerdì 15 marzo, nella Casa Rossa di Carrara; il terzo ed ultimo testimone invitato a parlare sarà padre Carmelo Di Giovanni, per quarant’anni guida spirituale degli italiani a Londra ed oggi parroco ad Ostia.

(I.B.)