
A Filattiera si è tenuta la nona edizione del Premio “La Preda”

è il re dei condimenti. È uno dei simboli della cucina mediterranea. Stiamo parlando dell’olio extravergine d’oliva che è stato il protagonista assoluto della giornata che si è tenuta domenica scorsa a Caprio di Filattiera in occaisone della nona edizione del premio “La preda”, riservato ai produttori amatoriali di olio. Ben 70 gli oli in gara che hanno messo in grossa difficoltà il panel (il comitato di assaggio) chiamato a scegliere un vincitore. Anche perché quest’anno la quasi assenza della Mosca oleria e l’abbondanza della raccolta ha permesso di avere dei prodotti davvero eccellenti. Così la giuria, composta da veri e propri “sommelier dell’olio”, ha dovuto dare il suo meglio mentre degustava i vari prodotti cercando di cogliendone gli aromi, i colori, le sfumature che caratterizzano ogni singolo prodotto. Quest’anno poi si è scelto di suddividere il Premio in tre categorie a seconda dell’intensità dell’olio: per la categoria Fruttato Leggero il primo premio è andato a Gino Bardoni di Lusignana, per il Fruttato Medio la giuria ha premiato Ilaria Mori di Caprio ed infine per il Fruttato Intenso la palma da vincitore è andata a Francesco Tanzi di Monteluscio. Un premio quello de “La preda”, come ha ricordato durante il suo intervento il consigliere delegato all’agricoltura del comune di Filattiera, Luciano Tonarelli, che nasce nel 2010 con lo scopo di creare la cultura dell’olio e del mangiare sano oltre che bene. Ma che ha anche un altro obiettivo, quello di agire come stimolo al recupero del paesaggio (visto che ci sono molti oliveti e di questi la maggior parte sono abbandonati), e come fonte di integrazione del reddito famigliare. “Come riuscire in questo? – si è chiesto Tonarelli – si è deciso di partire dal basso e cioè dal consumatore, dargli le nozioni base per acquistare un olio buono e sano e di creare, di conseguenza, la cultura dell’olio e dell’oliva che si era persa negli anni”.

Che l’obiettivo di questo premio sia la riscoperta degli antichi sapori e profumi dell’olio è evidente sin dalla scelta del nome, visto che la “preda” altro non è che l’antico contenitore in sasso di arenaria per conservare l’olio, proprio come quella (sia pure in un piccolo formato) che è stata consegnata ai tre vincitori del concorso. C’è stato poi il richiamo a fare attenzione per quanto concerne la qualità degli oli, se anche si sono fatti dei passi in avanti da quando “si esaltavano oli di semi che facevano saltare le staccionate” (hanno sottolineato gli organizzatori con ironia) spesso non basta neppure affidarsi ad etichette o analisi chimiche “un olio può rientrare nei parametri con correzioni chimiche, mentre un olio chimicamente corretto non è necessariamente extravergine” e allora bisogna affidarsi al palato “piccante e amaro sono due caratteristiche di olio di qualità”. Si è poi riflettuto sul fatto che in Lunigiana ci sono molti produttori amatoriali che con il loro lavoro contribuiscono al recupero del territorio e del paesaggio “purtroppo – sottolineano gli organizzatori – ci sono legislatori miopi che spingono sempre più persone ad abbandonare la coltivazione dei terreni, un esempio è la legge sul patentino per prodotti fitosanitari obbligatorio. A tal proposito ci stiamo organizzando per realizzare un corso per l’ottenimento dei patentini; chi volesse partecipare al corso può contattare il comune di Filattiera e lasciare il proprio nominativo e verrà ricontattato”. La giornata si è aperta con i saluti del sindaco di Filattiera, Annalisa Folloni, che ha ringraziato gli assaggiatori, evidenziando che i tanti piccoli produttori, sono quelli che permettono di salvaguardare le nostre colline dai dissesti idrogeologici, e abbellire il paesaggio. (r.s.)