
Un incontro tra istituzioni sull’aumento della presenza degli ungulati

Si muovono nei boschi e nei campi, spesso in branco, senza una meta. Attraversano le strade e possono provocare seri danni all’agricoltura e all’uomo. Stiamo parlando dei cinghiali che, secondo alcune stime, in Italia sarebbero circa un milione. Anche in Lunigiana il problema si sta proponendo in maniera sempre più significativa: per rendersene conto basta fare una passeggiata nei boschi per vedere i bordi delle strade con la caratteristica “rumata” dei cinghiali alla caccia di cibo. Per provare ad inquadrare il problema (e impostare una soluzione) nella sala consigliare di Filattiera, organizzato dal sindaco Annalisa Folloni, si è tenuto un incontro che ha visto la partecipazione di rappresentanti della Coldiretti, della Cia, dall’Atc e della Regione Toscana, oltre ad un nutrito pubblico fatto per la maggior parte di cacciatori e/o agricoltori. È stata la prima cittadina ad aprire il dibattito, fotografando in particolare la situazione della piana di Filattiera, zona che (seguendo un percorso iniziato negli anni ’70) fa parte delle Aree Naturali Protette di Interesse Locale (ANPIL) del fiume Magra, che hanno il compito di tutelare ambienti ben conservati e presentano forti vincoli di limitazione sull’attività venatoria. Proprio in quest’area i danni compiuti dagli ungulati, e soprattutto dai cinghiali, sono particolarmente ingenti e a poco sono servite le battute di caccia straordinarie autorizzate con un’ordinanza dal sindaco, che hanno permesso, dal 2016 al 2018, l’abbattimento di poche unità di animali. Un fallimento legato al fatto che si tratta di iniziative sporadiche e che, data la vastità dell’area è “gioco facile” per i cinghiali trasferirsi momentaneamente in zone non battute dai cacciatori, tenendo conto, pure, del fatto che gli animali possono tranquillamente valicare i confini comunali e andare nei territori limitrofi di Mulazzo e Pontremoli, mentre i cacciatori devono rispettare i confini dell’ordinanza che, inevitabilmente, fa riferimento al solo comune di Filattiera. “Non dimentichiamo poi – ha sottolineato il sindaco – che si tratta di un’area a vocazione naturalistica, dove vivono e dove passeggiano le persone, quindi non è certo una zona che si può prestare a massicce battute di caccia”.

Che il problema ci sia lo ha certificato anche Filippo Merlini, presidente provinciale Atc, che ha sottolineato come il comune di Filattiera sia l’unico che, nel corso del 2018, ha visto aumentare il numero dei capi uccisi (224 rispetto ai 211 del 2017) segno di una presenza numerosa e massiccia. “La zona della Piana è particolarmente estesa (circa 12 ettari) con aree abbandonate dove è più facile che ci sia il proliferare dei cinghiali”. Pier Luigi Giannetti, responsabile regionale del settore attività faunistico-venatoria e pesca, ha ricordato come la situazione dell’area sia particolare visto che l‘esperienza delle Anpil è terminata nel 2015 e la Regione sta valutando come operare, cioè “se far rientrare l’area nell’ambito delle riserve o studiare altre formule”. Per il momento, comunque, “è poco quello che si può fare in maniera diretta: si può provare ad ipotizzare interventi sulle aree limitrofe ma non all’interno dell’area”. Maurizio Veroni, vice direttore Cia Massa Carrara, da parte sua, sottolinea che “bisogna ritornare ad avere rispetto per gli agricoltori che mantengono vivo il territorio e che alla fine vengono anche beffati vedendosi distrutti i raccolti”. Numerosi gli interventi da parte del pubblico presente che ha dimostrato passione ed interesse sull’argomento. Chi ha rimarcato la distanza delle istituzioni dalla popolazione per le difficoltà di ottenere i rimborsi, chi è convinto che l’unico modo per risolvere la questione sia quella di far uscire l’area dai vincoli dell’Anpil e dare di conseguenza mano libera ai cacciatori, mentre c’è chi ricorda che il problema è legato alla presenza del lupo sui monti, il che costringerebbe i cinghiali a scendere a valle. A tirare le somme il sindaco, che ha annunciato di volersi muovere su due strade: da un lato studiare con la Regione un’ipotesi per avere vincoli meno stringenti; la seconda, di coinvolgere i sindaci dei comuni limitrofi, oltre che l’Unione di Comuni, per studiare un piano d’azione condiviso da sottoporre all’attenzione del Prefetto. Ci permettiamo di concludere evidenziando che non ci si può dimenticare che la responsabilità dell’incremento di questi animali (stiamo parlando, ben inteso, a livello nazionale) è essenzialmente dell’uomo che in anni passati ha assecondato la volontà di una crescita incontrollata del cinghiale, diventata anche il pretesto per consentire la caccia all’interno di aree naturali protette. (r.s.)