Il 17 gennaio a Pontremoli è bruciato grazie alla perseveranza dei fuochisti
È bene ricordare – ancora una volta, sì – che quando si scrive o si parla di falò ci si muove su di un sentiero molto infido; anzi, sul classico filo del rasoio: una situazione di forte precarietà. Da una parte si può cadere nell’esagerazione di prendere troppo sul serio un fatto che dovrebbe stare confinato nell’ambito del divertimento, dall’altra si rischia di prendere troppo alla leggera un evento che tocca le corde della passione che lega gli opposti protagonisti al rione di origine.
A questo punto è bene spiegare la citazione di sterbiniana memoria presente nel titolo.
L’incertezza del meteo, è risaputo, ha molto a che fare con i falò, la cui riuscita può essere fortemente influenzata dai vari fenomeni atmosferici.
La stagione invernale può indurre ad accettare che ci sia del vento, anche forte, o una pioggia insistente magari accompagnata da una mezza alluvione o, come è successo a volte, addirittura la neve. Se questi si presentano “uno alla volta”, appunto, ci si può rassegnare, mentre se si danno appuntamento anche solo in coppia per rovinare lo spettacolo atteso suscitano una rabbia difficile da controllare. È proprio quello che è successo giovedì scorso.
Dopo mesi di siccità e settimane di calma, la giornata del 17 si è presentata subito “nemica” dei fuochisti di San Nicolò: cielo plumbeo, pioggia a tratti forte, vento teso dal mare. Solo la prudenza ha salvato la preparazione della pira, iniziata e quasi conclusa nella giornata di vigilia.
Uno sforzo che ha minato le forze della squadra ed ha reso più problematici i ritocchi finali, condotti nelle condizioni già descritte sopra. Lo stesso afflusso degli spettatori è stato testimone dell’ostilità del meteo, visto che solo verso le 18 si è cominciato a vedere un po’ di gente sbucare da via Garibaldi per raggiungere il ponte Spagnoli.
Nel frattempo, proprio verso la stessa ora, la pioggia e il vento si erano fatti sempre più insistenti, obbligando le numerose persone a cercare (abbastanza invano) riparo sotto gli ombrelli: quanto di più seccante per poter vedere con comodo il falò.
Dati questi presupposti, prima di riferire la cronaca dell’evento, ci sembra giusto lodare l’impegno e la perseveranza dei fuochisti di San Nicolò, che non hanno ceduto di fronte alle offese del tempo meteorologico.
Quanto al falò, ha risentito più di altre volte delle condizioni meteo; soprattutto all’inizio, quando le fiamme erano letteralmente spostate dal vento per decine di metri, una anomalia che è andata ad aggravare qualche sbavatura nella procedura dell’accensione.
Quando le lingue di fuoco sono riuscite ad estendersi su tutta la circonferenza, la valutazione della riuscita è diventata schiava del posizionamento degli osservatori. Quello che è certo è che dal ponte Spagnoli lo spettacolo è stato piacevole ed appagante, tanto da nascondere le magagne sottolineate dalla parte avversa.
Che qualcosa non sia andato per verso giusto è stato confermato anche dal senso di rabbia, se non di frustrazione, comunicato dalla squadra, quasi conscia di non aver potuto dominare gli elementi come è accaduto di solito nel passato.
Una “doccia tiepida” che potrebbe aiutare a ritrovare lo sprint necessario per affrontare le fatiche, già incombenti, dell’approvvigionamento dei “bochi” per il falò del prossimo anno. Magari rinsaldando le gerarchie del gruppo di San Nicolò e dando la disponibilità ad un gioco di squadra più coeso!
(a.r.)