
Diffusi i dati ambientali per la Toscana dell’Annuario 2018 dell’ARPAT

L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana ha diffuso, nei giorni scorsi, l’Annuario 2018 dei dati ambientali, suddiviso per le 10 province della nostra regione. Consultabile e scaricabile liberamente dal sito internet istituzionale (www.arpat.toscana.it), il rapporto per la provincia di Massa Carrara delinea una situazione che, a parte alcuni dati negativi registrati soprattutto nella zona di costa, non evidenzia situazioni di particolare preoccupazione. Ma, è bene dirlo subito, non evidenzia neppure esempi particolarmente virtuosi: anzi, come nel caso della raccolta dei rifiuti, sottolinea quanta strada ci sia ancora da fare. Dunque la provincia apuana è nella media di una situazione che potrebbe essere davvero migliore. Uno degli ambiti che più si presta ad un’analisi puntuale nelle diverse aree del territorio è quello delle acque superficiali, in particolare per la qualità delle stesse in fiumi e torrenti. Il rapporto evidenzia sia lo stato ecologico (cioè le alterazioni in atto sugli ecosistemi fluviali) sia quello chimico (cioè la presenza di sostanze inquinanti come metalli pesanti, pesticidi etc…). Bisogna inoltre tenere presente che in molti casi i dati si riferiscono a rilevazioni del 2016 o del triennio precedente e solo in pochi casi sono disponibili quelle del 2017. Per quel che riguarda i corsi d’acqua della Lunigiana, il giudizio che emerge è quello di uno stato ecologico che varia tra “buono” e “sufficiente” ma con alcuni “non buono” per lo stato chimico. È il caso, ad esempio, dei torrenti Verde e Bagnone: il colore verde del pallino tranquillizza per lo stato ecologico mentre quello fucsia dello stato chimico assegna appunto un giudizio “non buono”.

Migliore la situazione del torrente Aulella a Casola, quando è appena nato: un pallino azzurro assegna addirittura un grado “elevato” alla qualità del suo stato ecologico e uno stato “buono” a quello chimico (in miglioramento rispetto agli anni precedenti); ma per lo stesso torrente la situazione cambia ad Aulla quando sta per gettarsi nel Magra: qui lo stato ecologico diventa appena “sufficiente” e quello chimico “non buono”. E il Magra? Sembra stare un po’ meglio: sia a Pontremoli che ad Aulla registra un “sufficiente” e un “buono”, stessa situazione del Rosaro nei pressi di Fivizzano. Insomma una situazione che non preoccupa ma che non dovrebbe lasciare troppo soddisfatti: non vengono infatti raggiunti elevati indici di qualità neppure in un territorio che – quasi privo di insediamenti industriali e nel quale vive una popolazione tutto sommata limitata – potrebbe avere indicatori ancora migliori della qualità dell’acqua.

Altro ambito sul quale vale la pena soffermarsi è quello dei rifiuti: dal Rapporto emerge che in provincia di Massa Carrara ogni abitante ne produce, in media, ben 604 chili in un anno. Di questi la maggior parte finisce in discarica: davvero non un risultato del quale andare fieri in un’epoca nella quale l’attenzione a politiche di salvaguardia dell’ambiente sono all’ordine del giorno (ma, a quanto pare, di non sempre facile realizzazione). La provincia apuana, infatti, raggiunge a fatica il 40% di raccolta differenziata: siamo sotto la media della Toscana che è pari al 51% ma soprattutto lontanissimi da quel 65% che rappresentava l’obiettivo da raggiungere già del 2012; peggio di noi solo Grosseto (maglia nera con appena il 33%) e Arezzo che sfiora il 40% senza raggiungerlo. Lontane, in testa alla classifica, le province più virtuose dove da molti anni sono in atto politiche “spinte” per differenziare e riciclare i rifiuti urbani: Lucca che raggiunge la soglia del 65% e Pisa (al secondo posto in Toscana con il 60%), con Prato e Firenze subito dietro. (p.biss.)