
Sabato scorso l’annuale pellegrinaggio al santuario di Montenero
La diocesi in pellegrinaggio al santuario della B. V. delle Grazie di Montenero, come ormai accade da diversi anni, per mettere sotto la sua protezione di Madre tutti gli sforzi e l’impegno che verranno profusi nelle attività ecclesiali nel corso dell’anno pastorale appena avviato. Un gesto che può essere interpretato come fine a se stesso se limitato al suo aspetto esteriore, ma che può rappresentare un’iniezione di fiducia e di rinnovato vigore se compreso e vissuto nel suo valore profondo. Alla chiamata del Vescovo diocesano, mons. Giovanni Santucci, sabato 22 settembre hanno risposto più di 500 fedeli, giunti sul colle livornese alla spicciolata, provenienti da diverse zone della diocesi, o guidati dai sacerdoti in viaggi organizzati dalle parrocchie: correndo il rischio di poter essere incompleti, ricordiamo S. Pietro di Avenza, SS.ma Annunziata di Marina di Carrara, S. Famiglia di Marina di Carrara, S. Caprasio di Aulla, S. Martino di Albiano e S. Nicolò di Caprigliola.
La buona riuscita dell’iniziativa ha reso soddisfatto anche don Marino Navalesi, direttore dell’Ufficio Pellegrinaggi e organizzatore del pellegrinaggio. Dopo il breve cammino, con recita del Rosario, dal parcheggio dei pullman al sagrato della basilica e un congruo intervallo di tempo dedicato alle confessioni, la S. Messa sul piazzale antistante il santuario, presieduta dal Vescovo Giovanni, concelebrata da un buon numero di sacerdoti e servita da alcuni diaconi permanenti e dai seminaristi.
Nell’omelia, il Vescovo ha esortato i fedeli a interrogarsi su quali sono i valori che rendono bella la vita, portano alla salvezza e meritano il nostro impegno: “Avere tante cose? Essere importanti? Avere successo nel nostro lavoro? Avere una buona salute?”.
“Ci bastano queste condizioni?”, ha chiesto mons. Santucci. Molti fanno queste scelte “però vediamo anche il fallimento della vita sociale, della convivenza, che è ridotta a difesa e avvertiamo la ricerca del potere e del dominio come risposta politica a livello nazionale, europeo e addirittura mondiale. No! Non è questa la salvezza, non è questa la vita bella che cerchiamo, non è questa la via per trovare la gioia, la pace, il futuro. Ecco perché siamo saliti a Montenero e ai piedi di Maria guardiamo a lei come Madre di misericordia”. Da qui l’invito a cercare la vera via che conduce a Dio, chiedendo a Maria “la grazia di accogliere la volontà di Dio su di noi, di pregare chiedendo: ‘Signore, cosa vuoi da me? Signore, qual è la tua volontà su di me?’. Chiediamo di essere, come Maria, umile serva di fronte alla sua parola”. Al termine della celebrazione eucaristica, il raccoglimento ai piedi dell’immagine miracolosa della “Madre delle Grazie” per la preghiera e la benedizione conclusive.
Le parole del Vescovo Giovanni
Come sempre, siamo saliti a Montenero ai piedi di Maria per chiedere la sua protezione su di noi, le nostre famiglie, le nostre comunità, la nostra Chiesa. Sentiamo Maria vicina a noi, la preghiamo come madre, ci mettiamo in ascolto del suo consiglio che ci invita a guardare a Gesù, il figlio suo, ma il figlio di Dio, la luce vera che illumina ogni uomo.
Maria è la madre di misericordia perché è la madre di Gesù, che nella sua incarnazione esprime la misericordia del Padre. Dio ha tanto amato gli uomini, sue creature, che non ha risparmiati il suo figlio unigenito per la nostra salvezza. Qual è la salvezza? Qual è la vita bella che cerchiamo? Avere tante cose? Essere importanti? Avere successo nel nostro lavoro? Avere una buona salute? Ci bastano queste condizioni? È vero, sono scelte che molti fanno però vediamo anche il fallimento della vita sociale, della convivenza, che è ridotta a difesa e avvertiamo la ricerca del potere e del dominio come risposta politica a livello nazionale, europeo e addirittura mondiale. No! Non è questa la salvezza, non è questa la vita bella che cerchiamo, non è questa la via per trovare la gioia, la pace, il futuro. Ecco perché siamo saliti a Montenero e ai piedi di Maria guardiamo a lei come Madre di misericordia.
La parola misericordia, l’abbiamo meditato tanto in questo tempo, è la scienza del cuore, la scelta di amare la persona accolta come fratello. Perché cerchiamo questa via? Perché è la via di Dio. Maria ha accolto la volontà di Dio come umile serva: ha accettato che l’Onnipotente facesse in lei grandi cose e così, attraverso Gesù che lei ha accolto come madre, Dio “ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzalo gli umili”. Come Dio ha avuto bisogno di Maria per l’incarnazione del Figlio, ora Dio ha bisogno di noi perché il suo progetto di salvezza diventi storia. Così a Maria chiediamo la grazia di accogliere la volontà di Dio su di noi, di pregare chiedendo: “Signore, cosa vuoi da me? Signore, qual è la tua volontà su di me?”. Chiediamo di essere, come Maria, umile serva di fronte alla sua parola.
Una piccola sottolineatura del vangelo che abbiamo ascoltato che ci racconta la visita che Maria va a fare ad Elisabetta, anziana, diventata madre, ad Ein Karem. Elisabetta è madre perché “niente è impossibile a Dio” e Maria conferma, con questa attenzione alla cugina anziana diventata madre, la sua obbedienza al Signore. Il Signore ci parla, ci tratta da persone intelligenti; noi per questo dobbiamo con fiducia abbandonarci alla parola di Dio. Come Maria diciamo al Signore: “Ecco, sono la tua serva, avvenga di me secondo la tua Parola”. Come Maria, riconosciamo, cerchiamo l’agire di Dio e cantiamo il nostro ringraziamento.
(a.r.)