Ecco l’agnello di Dio! Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà

Domenica 14 gennaio, Seconda domenica del tempo ordinario
(1Sam 3,3-10.19; 1Cor 6,13-15.17-20; Gv 1,35-42)

02vangeloEcco l’agnello di Dio!
La prima lettura ci racconta che il profeta Samuele, discepolo di Elia al tempio di Silo, fu chiamato da Dio, per tre volte, di notte. E credeva che si trattasse di Elia. Andò tre volte da lui, e questi, infine gli suggerì, qualora fosse chiamato di nuovo, di rispondere “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta”. E finalmente Dio gli parlò. Nonostante che Samuele viva nel tempio, non conosce il Signore. Non è sufficiente frequentare le chiese per conoscere Dio.
Nel Vangelo, Giovanni il Battista, appena vede Gesù, proclama “Ecco l’agnello di Dio!”. Due dei suoi discepoli lo seguono. E rimangono un’intera giornata con Lui. Andrea è colpito, e convince suo fratello, Simon Pietro, a incontrarsi col Maestro, che è già diventato la sua stella polare, e subito dopo lo sarà di Pietro. Entrambi andranno nel mondo, a portare ogni persona a Lui.
La situazione di Samuele si ripete: loro riescono vedere e sentire Dio in Gesù. Ma da soli non ce la fanno. Hanno bisogno di un Giovanni Battista che glielo indichi. Questo è anche il nostro problema: Dio passa accanto a ciascuno di noi e noi, purtroppo, non lo sentiamo, non lo vediamo, e, soprattutto, non lo amiamo. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti a riconoscerlo.
Oggi, a tanti, anche che si definiscono cristiani, Dio appare lontano, perché lo cercano come se fosse tra gli scaffaffali del supermercato, quando hanno bisogno di qualcosa, invece di cercarlo dentro se stessi, negli altri, nel silenzio. E non lo vedono, neppure quando è molto vicino. Per questo Gesù dice a tutti noi, non solo ai discepoli del Battista, “Venite e vedrete”.
Cercate Dio, non le vostre idee. La fede è dimorare con Lui per conoscerlo in un’esperienza di vita.
Questo vangelo ci parla di libertà, di cuori aperti al cambiamento. Due discepoli lasciano il loro maestro, e si mettono in cammino dietro a un giovane rabbi di cui non sanno nulla, tranne la definizione folgorante: ecco l’agnello di Dio.
Parole profetiche perché Egli diviene l’animale del sacrificio, immolato sugli altari, l’ultimo ucciso, perché nessuno sia più ucciso. Fino a questo momento il sacrificio consisteva nell’offrire qualcosa in cambio del favore divino. Ora questo baratto è capovolto: Dio non chiede più agnelli in sacrificio, è Lui che sacrifica se stesso, e non vuole in cambio che il nostro amore.
Il peccatore è un ingannato: alle strade che il vangelo propone ne preferisce altre, che crede più rapide, più semplici, più intelligenti, o più felici. Il Figlio ci vuole guarire dal deficit d’amore e di sapienza che fa povera la vita. Le prime parole lungo il fiume sono del tutto simili a quelle del Risorto nel giardino: Donna, chi cerchi? L’uomo è in ricerca, ha una domanda persistente in fondo al cuore. In termini di salute, gioia, denaro, tempo per vivere, amore, senso della vita gli manca sempre qualcosa.
È per questo vuoto da colmare che ogni figlio si rimette in cammino verso casa. Parliamo di desideri più alti delle cose. Beati gli affamati, beati voi quando vi sentite insoddisfatti: diverrete cercatori di tesori, mercanti di perle. Gesù ci conduce dal superfluo all’essenziale.

Pierantonio e Davide Furfori

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