Di me, di chiunque e d’altro ancora: le poesie di Rosanna Pinotti

02copertina_libro_PinottiPoeta è chi ha letto tanti poeti: così è Rosanna Pinotti, nata a Pontremoli, sta di casa a Bagnone in una raffinata dimora antica e floreale, ha fatto conoscere a generazioni di studenti la lingua e gli autori delle letterature inglese e francese. Una specie di “contagio” da tanti amori letterari e la sua libera fantasia di voli e di infinito l’hanno portata a dire in versi liberi emozioni, atti quotidiani, pensieri di vita.
Una selezione di sue poesie Rosanna le ha raccolte in un “libello” come lo chiama, in senso dantesco e non odierno, Di me, di chiunque e d’altro ancora, edito or ora da Stampa Indipendente Massa con delicata e incisiva premessa di Serena Pagani, in copertina un dipinto del filattierese Paris Martelli bello di colori e di linee che divengono volti che si baciano.
La piccola raccolta è stata presentata in galleria Garavaldi a Bagnone il 30 dicembre piena di pubblico, salutata dal sindaco Carletto Marconi patrocinatore, dall’assessore alla cultura Matteo Marginesi. Il ricavato della vendita contribuirà al restauro della chiesina del cimitero: un gesto di tenerezza verso chi la terra madre accoglie “in un abbraccio senza vita” .
Nell’incontro sono state lette poesie da Anastasia Biancardi con commento di Serena Pagani e in presa diretta dall’autrice stessa, che ha fatto capire che lei sa “scoprire cose nuove nel solito sempre”. I versi di tono colloquiale, ma con impeto da oracolo, hanno molteplici citazioni implicite da tanti poeti moderni, con speciale amore per Emily Dickinson, guardano con incanto i dettagli del reale, si avverte la suggestione della poetica del “correlativo oggettivo” di marca eliotiana e montaliana.
Rosanna si lascia sorprendere dal bello, anche minimale, come Wordsworth riempie il suo foglio coi respiri del cuore, dialoga con i fiori.
Qualche caduta cronachistica senza la forma che deve essere propria della poesia nulla toglie al valore e al piacere di leggere questi versi in cui tormenti e speranze si intersecano, si colgono note di vita “in terra desolata”, voglia di “racchiudere l’infinito nella mia stanza” con indugio lento sulle cose, sull’amore, sul tempo della malattia sua e sull’infinito sgomento per la perdita del padre e di giovani amiche (Caterina, Letizia).
La pioggia estiva che lava ogni lordura “non sa spazzar via il dolore” dell’assenza di precarie ma insostituibili presenze. Eppure “Quando la carrozza di Emily / si fermerà per te, / tu salirai leggera / e si acquieterà il dolore” (Illo die).

Maria Luisa Simoncelli