Povertà: “figli e nipoti stanno peggio di genitori e nonni”

Rapporto Caritas 2017: Povero un giovane italiano su dieci: la povertà tende a crescere al diminuire dell’età

44giovani_poveriSono i giovani, non più gli anziani o i pensionati italiani, ad essere maggiormente penalizzati dalla povertà economica e dall’esclusione sociale.
La conferma è arrivata dal Rapporto Caritas 2017 su povertà giovanili ed esclusione sociale in Italia intitolato, non a caso, “Futuro anteriore”. Nel nostro Paese, “i figli stanno peggio dei genitori, i nipoti stanno peggio dei nonni”.
Per questo “il futuro di molti giovani in Italia non è serenamente proiettato verso l’avvenire”, rileva la Caritas che già un anno fa aveva messo in luce come i giovani andassero considerati – con i profughi – come i nuovi poveri. “La povertà tende a crescere al diminuire dell’età”. È questa l’amara realtà fotografata del Rapporto. Oggi, un giovane italiano su dieci vive in uno stato di povertà assoluta. Nell’ultimo decennio l’incidenza della povertà tra i giovani (18-34 anni) è passata dall’1,9% al 10,4%. A diminuire è invece la percentuale tra gli over 65, passata dal 4,8% del 2007 all’attuale 3,9%.
Così, da circa un lustro sono i giovani e giovanissimi (under 34) a vivere una situazione più allarmante di quella vissuta un decennio fa dagli anziani. Preoccupante la situazione dei minori: 1 milione 292mila versano in uno stato di povertà assoluta (12,5% del totale). Ed è critica anche la condizione delle famiglie dove sono presenti tre o più figli minori. Qui la povertà assoluta sale infatti al 26,8%, coinvolgendo così quasi 138mila famiglie e oltre 814mila individui. Risulta ampio il divario relativo all’incidenza della povertà tra i nuclei di soli stranieri (25,7%) e misti (27,4%) rispetto a quella di soli italiani (4,4%).

L’impegno della Chiesa

44caritas_poveriNel 2016 sono state 205.090 le persone accolte e sostenute nei 1.801 Centri di ascolto collocati in 180 diocesi italiane. Di queste il 43,8% sono nuovi utenti. Confermata la parità di genere tra uomini (49,2%) e donne (50,8%), con un’età media di 43,6 anni. Prevalgono le famiglie tradizionali con coniugi e figli (35,0%), seguite da quelle uni-personali (25,7%). Il bisogno presentato con più frequenza è stato quello della povertà economica (76,7%), seguito dai problemi occupazionali (56,8%), dai problemi abitativi (24,1%) e familiari (14,0%).

Guardando all’Europa, la povertà giovanile coinvolge più di 15 milioni di ragazzi tra i 16 e i 24 anni (il 27,3% del totale). Secondo il Rapporto, in Italia il rischio di povertà ed esclusione sociale riguarda il 33,7% dei giovani (il 6,4% in più rispetto a quanto accade nel resto del continente).
44giovaniConsiderando i dati assoluti, l’Italia è il terzo Paese dell’Unione ad aver incrementato il numero dei giovani in difficoltà. La Spagna, con un aumento di oltre 300mila unità in soli 5 anni, ha fatto peggio di noi, ma ci sono Paesi che sono riusciti a ridurre il fenomeno della povertà giovanile: la Polonia con 328mila poveri in meno, la Francia (-321mila) e la Germania (-236mila).
È proseguito anche nel 2016 il trend negativo che vede aumentare in Italia l’incidenza della povertà. Secondo Caritas, nel nostro Paese vivono in uno stato di grave povertà 4 milioni e 742mila persone (il 7,9% dei residenti), un totale di 1 milione e 619mila famiglie (il 6,3% dei nuclei familiari). Questo fa sì che “nell’ultimo decennio si è registrato un incremento del 165,2% del numero dei poveri”.
Quattro si sono rivelate le categorie più svantaggiate: i giovani (fino ai 34 anni), i disoccupati o i nuclei il cui capofamiglia svolge un lavoro da “operaio e assimilato”, le famiglie con figli minori e i nuclei di stranieri e misti. Con questi dati, si sottolinea nel Rapporto, “l’Italia si allontana dall’obiettivo Ue 2020” che prevedeva una riduzione del numero di poveri pari a 2 milioni e 200mila entro il 2020.