Il coraggio di don Puglisi contro la morsa della mafia

“Ciò che inferno non è”, romanzo di D’Avenia sull’impegno del sacerdote per salvare i ragazzi

Don Pino PuglisiIl giovane Alessandro D’Avenia è scrittore e professore di vero talento, da Bianca come il latte, rossa come il sangue è stato tratto l’omonimo film di successo e nel 2014 ha scritto Ciò che inferno non è, sempre edito da Mondadori, storia che si fa romanzo per servire meglio la verità su un personaggio dominante: la luminosa figura di don Puglisi nel quartiere Brancaccio a Palermo, dove ci sono i diavoli che mirano a incastrare i bambini per avviarli alle malebolge mafiose, ma vi fioriscono anche le persone del coraggio, con progetti concreti per salvarli. Un io narrante autobiografico racconta l’ostinato impegno di don Pino per aprire una scuola media, vero baluardo di formazione dei ragazzi ai valori veri della responsabilità, dell’amicizia, della bellezza. D’Avenia è un professore impegnato a trasmettere ai giovani la lezione dei grandi della cultura, perché diventino veri uomini, capaci di non lasciare solo chi è in mezzo alle difficoltà e alle insidie. “Metti l’amore e avrai ciò che inferno non è”, è questa l‘arte della “riparazione” dalle ferite della vita, assimilata dalla poesia del Leopardi, poeta del dolore, mai pessimista, trasmessa con entusiasmo agli alunni e che è argomento del più recente L’arte di essere fragili.
Come Leopardi può salvarti la vita. Il romanzo – storia vera – nella prima parte presenta in raffinate immagini e incisiva narrazione quel “tuttoporto” che è Palermo, città dei contrasti a breve distanza: il paradiso su una strada e l’inferno dietro l’angolo.
A Brancaccio ci sono corvi affamati che vogliono divorare i bambini, privarli dei loro desideri, contro c’è un uomo senza potere ma che ha una forza disarmata, oltre la violenza. Don Pino è uno che Dio lo dà ai bambini che gli occupano il cuore, li raccoglie per farli padroni della loro vita, promuove per loro impegni sani che costruiscono amicizie. Il bene è silenzioso ma contagia altri che mettono insieme le forze di resistenza: le loro storie si intrecciano. Una bambina come un simbolico filo rosso è presente nella narrazione con la sua bambola regalata dal padre perduto e ritrovato in don Pino che le aveva insegnato a non aver paura. Un bambino non guardato è un bambino perso, come Giuseppe che finisce al carcere Malaspina, ma recuperato dall’amore. Quello che conta sono le scelte che facciamo ogni giorno, è questa la politica. Non basta evitare il male, bisogna fare il bene, vincere secoli di silenzio omertoso.
La mafia nacque nel 1517 quando un tizio con sotterfugi donò la tela di Raffaello detta Lo Spasimo di Sicilia in cambio di favori e denari. Le uniche cose reali della vita sono non mettersi una maschera di facciata, trovare il tempo della relazione e attenzione agli altri, il coraggio di dire la verità e cercare di essere più felici: non piacciono alla mafia.
Don Pino alle 20,40 del 15 settembre 1993 fu assassinato sulla porta di casa; “me l’aspettavo” disse sorridendo. I semi da lui gettati hanno dato frutti in strutture sociali, ma prima di tutto l’amore.

(m.l.s.)