Albiano Magra: una comunità riflette sulla sua storia di fede

La chiesa di San Martino Vescovo 

42S_Martino_AlbianoIl titolo della chiesa di Albiano Magra è noto almeno dal 10 agosto1256 quando al suono delle campane tutta la comunità, rappresentata dal sindaco Ferro di Cordola, fu convocata sotto il portico della chiesa di San Martino, per ratificare alla presenza di Paganino gastaldo del Vescovo Guglielmo e di testimoni, quanto stabilito in precedenza tra il presule e gli uomini del paese.
A questa notizia fa eco un documento di dieci anni posteriore nel quale il Vescovo Guglielmo concede alla comunità, residente in una località fortificata chiamata Belvedere, situata sui monti di Viara, di stabilirsi sul monticello denominato Groppo, situato sopra la chiesa di San Martino, di fortificarlo e di risiedervi. Sembra un atto di fondazione che raccoglie in un unico luogo, al quale il vescovo imporrà il nome di Albiano, la popolazione che abitava in un distretto più ampio dallo stesso nome, come ricorda un documento del 1257 menzionando un certo Viviano fu Albianello di Albiano, che possedeva un pezzo di terra vignato nel territorio di Bolano.

Il programma delle celebrazioni fino a sabato 11 novembre

Il Consiglio pastorale della parrocchia di San Martino Vescovo in Albiano Magra, in vista della festa patronale, quest’anno propone un nutrito programma di manifestazioni culturali e spirituali, per fare memoria della tradizione degli antenati del borgo, che lo scelsero come protettore della comunità, e per riscoprire nel santo di Tours il vero imitatore di Cristo. Dopo l’intervento del presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Eugenio Giani di lunedì 6 novembre, su “Albiano e la Toscana Medicea”, martedì 7, don Piero Albanesi, ha proposto un commento dell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia di Papa Francesco e. mercoledì 8, Sauro Bonatti ha parlato della Filarmonica Albianese.
Giovedì 9, Roberto Ghelfi mostrerà le interpretazioni della figura di San Martino nell’arte mentre venerdì10, il maestro Francesco Baroni proporrà, al cembalo, un concerto di musica barocca.
Sabato 11 novembre, memoria del santo, alle 17, la solenne celebrazione dei Vespri, seguita dalla S. Messa chiuderà una settimana d’intensa preparazione spirituale, affidata agli interventi dei sacerdoti che giornalmente si alterneranno nella celebrazione della S. Messa.

Ad Albiano Magra fu un giorno importante quello del 15 luglio 1266, quando la chiesa di San Martino, situata in prossimità del fiume, dove le direttrici commerciali provenienti dalla Val di Vara si raccoglievano per collegarsi con la via Francigena, fu associata ad un nucleo abitato, sottoposto alla tutela del Vescovo di Luni.
Il patrono di Albiano è legato a questa tradizione itineraria, di matrice francese, che lo accomuna ad altre chiese dell’antica diocesi, basti pensare al vicino San Martino di Durasca o alla pieve di Vico di Castevoli, ma anche ad una delle più antiche fondazioni italiane del culto del santo, quella di Lucca.
La tradizione attribuisce questa dedicazione a Frediano, vescovo della città negli anni Sessanta del VI secolo, quando anche a Roma, intorno al Cinquecento, ed a Palermo, tra il 573 ed il 581, i pontefici Simmaco e Gregorio fondarono rispettivamente le basiliche di San Martino ai Monti e di San Martino alle Scale. Il culto del santo si diffuse quindi poco tempo dopo la sua morte in tutta Europa, dove oggi si contano più di cinquemila titolazioni di cui 1573 in Francia e 912 in Italia: 36 nell’antica diocesi di Luni. Da allora le sue storie furono narrate dagli agiografi il primo dei quali fu Sulpicio Severo che pubblicò la “Vita di Martino” nel 397, qualche mese prima della morte del santo. Questo scritto indicò la strada a Paolino di Perigueux, che ne fece un racconto in versi intorno al 460, a Venanzio Fortunato nel 575, a San Gregorio di Tours che ne parlò come di una nuova lampada all’alba della “Storia dei Franchi”, di cui fu l’autore, e nei quattro libri sulle virtù di San Martino che compose tra il 573 ed il 591, solo per citare i più antchi.
Le storie edificanti della vita del santo, famoso per la sua fede posta al servizio dei poveri, annunciatore del Vangelo che ebbe il privilegio di testimoniare senza subire il martirio e fondatore dei primi monasteri europei, divennero fonte d’ispirazione per pittori, scultori, miniatori, proposte di vita per il popolo, rappresentate sulle pareti di chiese grandi e piccole, di abbazie e di cattedrali.
San Martino di Tours può offrire anche all’uomo contemporaneo spunti di riflessione spirituale, soprattutto per quel gesto al quale l’iconografia ci ha tanto abituati da rendercelo trito, inflazionato, quasi insignificante. Eppure, quello di condividere con il povero il mantello che poi è Cristo stesso (Mt. 25, 31-46), in un’epoca come la nostra coinvolge tutti tanto profondamente!
A Ravenna, nella basilica di Sant’Apollinare nuovo (540 d.C.), dove si trova la più antica immagine di San Martino giunta fino a noi, egli apre la teoria dei martiri che si presentano al cospetto del Redentore: non indossa la veste bianca né reca la palma del martirio (Ap. 7, 9), ma è rivestito di porpora come Cristo ed ha tra le mani la corona della vita (Ap. 2,10).

Roberto Ghelfi