Basta bugie elettorali sullo ius soli

integrazione ius soliSul tema dello ius soli domenica scorsa, Avvenire ha riempito la prima pagina di volti variopinti, di diverse etnie, volti sereni, quasi sempre sorridenti, volti giovani. Il titolo recitava: “Tutti italiani non ancora concittadini”. Sono i volti di chi è nel limbo, di chi, pur vivendo da anni nel Bel Paese, pur parlando perfettamente la nostra lingua, pur avendo conseguito, magari, diplomi anche di scuole superiori, pur convivendo tranquillamente con la nostra bella gioventù, non vede riconosciuto il suo diritto di cittadinanza. Di più: vengono presentati come “gli orchi” dai quali bisogna difendersi.
C’è una legge, appunto sul cosiddetto ius soli, approvata alla Camera il 13 ottobre 2015. Allora – sembra passato un secolo – l’approvazione non aveva destato grande scalpore. Poi però si è capito, da parte di vari partiti, che incutere la paura per lo straniero poteva rendere in termini di voti. Vari talk show hanno capito che potevano aumentare l’audience, e quindi gli introiti della pubblicità. Perciò tutti, allegramente, si sono messi a cavalcare l’onda dell’inciviltà, facendo confusione tra gli extracomunitari nati in Italia o qui presenti da anni e i profughi, in fuga dalla guerra e dalla povertà.
Si è fatto di tutto per far pensare che quella legge ius soli fosse l’invito all’invasione degli stranieri. Quasi nessuno ricorda che quella legge riguarda persone che già vivono in Italia, figli di gente che lavora, che paga le tasse, che rispetta le leggi, che frequenta le scuole insieme a tutti gli altri cittadini italiani, che giocano a calcio, basket o pallavolo con i loro coetanei, parlano la loro stessa lingua, tifano per le stesse squadre. Tuttavia anche tra questi “stranieri” c’è gente meno straniera.
Quando in gioco c’è la vetrina sportiva internazionale, si è un po’ meno schizzinosi. Basta guardare le squadre nazionali di pallavolo, di pallacanestro o di calcio: se ci può far vincere, va bene anche chi ha la pelle diversa dalla nostra. È vero che questi in genere sono cittadini italiani per nascita o adozione da parte di almeno un genitore italiano, ma questo non significa che dal punto di vista umano vi siano grandi differenze. La verità è che in Italia, in vista delle elezioni, si alzano i toni e si assumono atteggiamenti di intransigenza su temi che si pensa possano portare voti.
Ma in questo modo si umiliano la dignità e il legittimo desiderio di chi vorrebbe appartenere a un popolo che già sente proprio. Non sono quattro gatti. Si tratta di dare il giusto riconoscimento di diritti e doveri a circa 800.000 persone.

Giovanni Barbieri