
Scontri per i metal detector agli ingressi della spianata delle moschee
Il venerdì è spesso inquietante in zone musulmane, il giorno della preghiera diventa violento. Sulla spianata delle moschee a Gerusalemme da venerdì 14 luglio la tensione tra palestinesi e israeliani è altissima, non è stato possibile accedere alle due grandi e bellissime moschee che sorgono sulla spianata, la Cupola della Roccia e Al-Aqsa, perché blindata dalla polizia israeliana con installazione di metal detector. Immediate e prevedibili le reazioni dei palestinesi, che hanno pregato nelle strade e protestato con violenza: lo scontro ha provocato la morte di tre adolescenti palestinesi e centinaia di feriti, altri due sono morti alla periferia di Gerusalemme. Violenza chiama violenza.
Da quando esiste lo Stato di Israele continuano a danno di palestinesi uccisioni mirate, detenzioni e demolizioni di case, torture, oppressioni e installazioni di colonie nei territori dei palestinesi, che reagiscono e resistono con altrettanta violenza. Quella di questi giorni rischia di accendere una nuova intifada, sarebbe la terza, gli estremisti di Hamas hanno lanciato missili dalla striscia di Gaza, ancor più radicali sono adepti dell’Isis che sta prendendo campo qui come in Libia.
Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, dopo precedenti tentativi di negoziato, è ora in urto forte col primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Il giovane Abed ha ucciso a Kobar in Cisgiordania tre coloni israeliani, un padre e due figli, gridando guerra in nome di Dio contro il divieto di accesso al luogo santo a Gerusalemme e chiamando alla lotta di resistenza i palestinesi.
Ancora una volta il Papa ha lanciato una pressante invocazione alla moderazione e al dialogo, alla riconciliazione, alla pace e alla preghiera, beni supremi, che sembravano raggiungibili nel 2014, quando fece incontrare in Vaticano le due parti che si abbracciarono e pregarono insieme. Invece scorre ancora il sangue e sale la protesta, che coinvolge anche la Giordania, custode dei luoghi santi musulmani a Gerusalemme: un diplomatico israeliano ha ucciso due cittadini giordani ad Amman, e Israele vuole riportarlo in patria. Per evitare rottura col moderato Paese vicino, il governo israeliano ha rimosso i metal detector all’ingresso nei luoghi sacri a cristiani, ebrei musulmani, come richiesto dal re di Giordania che vorrebbe anche l’interruzione di ogni misura di sicurezza sulla spianata delle moschee.
La catena delle violenze però non si spezza e ancora, dopo quasi 70 anni di guerre, attentati, abusi, rischia di far saltare il delicato equilibrio di coesistenza tra i luoghi di culto e compromette gli sporadici e fragili tentativi di risolvere la tragica questione palestinese con l’unica soluzione possibile: creare due Stati per due popoli e metterli in buona relazione.
m.l.s.