
Si svolgerà domenica 16 luglio a Pontremoli, la 65.ma edizione del Premio Letterario Bancarella, promosso e organizzato dalla Fondazione Città del Libro, dall’Unione Librai Pontremolesi e dall’Unione Librai delle Bancarelle. L’assegnazione dell’ambita statuetta raffigurante il San Giovanni di Dio – patrono dei librai e degli stampatori – sarà preceduta, sabato 15 luglio, dal 54° Premio Bancarella Sport, in una sorta di prologo che trasformerà piazza della Repubblica nello scenario ideale per una due giorni dedicata al libro, con un nutrito programma di iniziative.
Alessandro Barbaglia – La Locanda dell’Ultima Solitudine (Mondadori)
Libero è un uomo che onora il suo nome perché vive privo di peso, circondandosi di bellezza e di spazio, in una casa vuota con le pareti dipinte di blu. Un giorno gli viene donato un baule, anzi il suo contenuto: all’interno trova un biglietto con un numero e delle vaghe indicazioni per raggiungere la Locanda dell’Ultima Solitudine, che sorge proprio dove il cielo abbraccia il Mar Ligure e può ospitare a cena soltanto due persone. Libero scommette su di sé, prenotando dieci anni e tre giorni prima un tavolo per il 20 luglio 2017. Anche Viola, la protagonista femminile, aspetta. È una giovane donna che vuole rompere le regole, ma passa le giornate ad accordare i fiori che crescono tra i filari di viti sulla collina di Bisogno, il paese dove abita da sola con la mamma dopo che il padre è misteriosamente scomparso. Le donne della sua famiglia, che portano tutte un nome floreale, si tramandano da generazioni il compito di far cadere sulle corolle le gocce di rugiada necessarie, perché “un fiore scordato è solo un ricordo appassito”. Libero e Viola si stanno cercando, anche se non si conoscono ancora, in questo romanzo d’amore così assurdo e poetico. Alessandro Barbaglia, trentasette anni, libraio che vive a Novara, si è divertito molto: la tenerezza si mescola all’ironia, nella cornice dei particolari surreali che lì per lì stupiscono il lettore. Bisogna lasciarsi coinvolgere dalla scrittura lieve… e aspettare.
Valeria Benatti – Gocce di Veleno (Giunti)
Èuna storia d’amore quella raccontata da Valeria Benatti? No: è soprattutto una storia di ordinaria e quotidiana violenza, psicologica e fisica, di quelle che negli ultimi anni la cronaca ci propone, a volte con grande risalto, altre – purtroppo – con stanca consuetudine e magari condite da statistiche troppo fredde. La dedica del romanzo è “alle donne maltrattate: perché trovino la forza di alzare la testa e di abbandonare per sempre il loro Barbablù”. Protagonista è Claudia, 36 anni, nessun matrimonio, nessun progetto di famiglia: ora, dopo alcuni “amanti voraci”, nella sua vita c’è un uomo nuovo, che chiama solo “Barbablù”; non è un nomignolo scherzoso, è una defizione che rispecchia tutta la tragica drammaticità di un rapporto che il racconto ci svela subito, senza preamboli, senza indugiare in descrizioni di uomo affascinante che evolve poi in mostro. No: qui gli indizi si fanno subito prove, perché fin dalla prima pagina Claudia ci confessa di come esca dalla casa del suo uomo “sempre malandata, con le ossa rotte, i pensieri storti”. Un rapporto nel quale l’amore non c’è e forse non c’è mai stato, ma che ha il suo epilogo solo quando Claudia, finalmente, si rende conto che negli sguardi di quell’uomo c’è solo odio e nei suoi comportamenti solo violenza. È questa “illuminazione” che fa scattare in lei lo spirito di conservazione e la spinge a guardare fuori e cercare aiuto: nelle amiche, nei medici, in un centro antiviolenza. Folli storie di tragica quotidianità, drammi dai segni indelebili e, spesso, irreversibili: forse di principi azzurri non se ne trovano più, ma nessuna dovrebbe incontrare il Barbablù di turno!
Cristina Caboni – Il giardino dei fiori segreti (Garzanti)
La storia si dipana come un giallo e ha inizio quando le gemelle Donati, Iris e Viola, si rincontrano a Londra dopo vent’anni di separazione. I loro genitori, Claudia e Francesco, quando si sono divisi hanno preso una figlia a testa e hanno vissuto distanti l’uno dall’altra. La madre di Francesco, Giulia, sta male fisicamente per un ictus e spiritualmente per il giardino della sua tenuta, La Spinosa, nella campagna intorno a Volterra. Il giardino sta morendo e non si capisce la causa. Giulia pensa di costringere le nipoti a ritornare in Italia perché ritiene che solo loro possano far rivivere il giardino al cui interno è custodita la rosa dei mille anni Il parco dei Donati contiene fiori e piante provenienti da tutto il mondo e rarità botaniche. È un luogo particolare, aperto a tutti dove i pensieri e le emozioni dei visitatori è come se venissero recepiti dalla natura e si instaurasse un dialogo emotivo tra l’uomo e le piante. Le gemelle arrivano a La Spinosa, dove poi saranno raggiunte dai loro genitori, e qui scoprono la storia millenaria della loro famiglia, ma rinsaldano anche il legame tra loro, con i genitori e con la nonna Giulia. La loro passione e il loro amore per i fiori e la natura salveranno il giardino che tornerà all’antico splendore. Come in tutti i libri gialli il finale è a sorpresa e la natura vivente del giardino fa la sua parte nello sciogliere gli enigmi relativi ad un personaggio latente di nome Bianca. Interessanti le note scientifiche di floricoltura.
Jung-myung Lee – La guardia, il poeta e l’investigatore (Sellerio)
Il romanzo esplora realtà della Corea occupata dai giapponesi nel loro delirio imperialista. Nel 1944 nel carcere di Fukuoka i coreani sono trattati in modi disumani, la crudeltà suprema è togliere loro il nome e la lingua madre per paura che possano inviare messaggi clandestini per resistere e riconquistare la libertà della patria, come gli ebrei di “Va, o pensiero..” La storia parte dal massacro di una guardia carceraria da parte dei detenuti, pare per la sua eccessiva crudeltà, ma c’è un indizio che porterà su altre strade. Un censore della posta dei carcerati scopre la sensibilità e le sofferenze degli uomini privati della libertà personale e civile e trova il senso di sé nel lavoro e nel valore e bellezza dell’arte e della poesia. Una conquista splendida nata dalla frequentazione con un detenuto speciale, il grande poeta coreano Yung-Dong-Yu realmente esistito e morto in carcere a 26 anni perché ritenuto un potenziale sovversivo. Nella sua cella fredda creava poesia, con parole che trovava dentro di sé e che faceva fiorire dalla melma, dalla fatica stremante dei lavori forzati. Perché era un poeta. Cielo, vento, stelle e poesia danno la forza e la serenità anche in condizioni estreme. Tanti gli espedienti narrativi e ardita è la sfida attuata per salvare le poesie e farle arrivare all’esterno in un intreccio di fili di aquiloni, cacciati da un’abile fanciulla ingenua, libera come la poesia e come la vita, speranza e luce contro il buio e la violenza di ogni guerra.
Lorenzo Marone – Magari domani resto (Feltrinelli)
Luce Di Notte: già nel nome la protagonista di questo terzo romanzo di Lorenzo Marone – alla sua opera prima, La tentazione di essere felici, si è ispirato Gianni Amelio per la sceneggiatura del film La tenerezza – mette in evidenza le numerose contraddizioni che la caratterizzano e i tanti problemi che la assillano. Nel corso della storia apprendiamo che il padre è scappato di casa per un motivo che sarà svelato solo alla fine; la madre ha cercato di crescere i due figli nel modo migliore in una realtà difficile come i Quartieri spagnoli di Napoli; è praticante nello studio di un avvocato un po’ equivoco, ma di fatto non sa ancora cosa farà nella vita; ha appena concluso una relazione con una specie di Peter Pan; trova conforto nel ricordo della nonna materna, capace di capirla al di là delle parole, nel rapporto di amicizia con un anziano vicino, musicista filosofo, che cerca di darle qualche consiglio su come affrontare la vita, e nell’affetto del suo Cane Superiore. Tre elementi positivi si inseriscono in questo contesto ingarbugliato: un bambino speciale, conosciuto nel corso della sua attività di avvocato; un artista di strada francese con il quale avvia una relazione; la notizia che la compagna del fratello, fuggito al Nord, è in attesa di un bambino. Con qualche difficoltà rappresentata da una lingua che fa molto uso del dialetto napoletano, la vicenda procede verso il momento in cui la protagonista dovrà sciogliere il dubbio se fuggire anche lei da Napoli o rimanere e accontentarsi della felicità che può trovare in tante piccole cose che le stanno attorno.
Matteo Strukul – I Medici. Un grande romanzo storico (Newton Compton)
Il libro, come già si evidenzia dal titolo, è il racconto della storia dei Medici, famiglia simbolo di Firenze e del Rinascimento. In particolare il romanzo, dal sottotitolo “Una dinastia al potere”, rappresenta il primo libro di una trilogia che centra la sua narrazione sul consolidarsi del potere mediceo su Firenze. Protagonisti di tutto ciò i fratelli Cosimo e Lorenzo che, potendo contare su un grande potere economico finanziario, si adoperano per espandere anche la propria egemonia politica. Ma Firenze non è ancora nelle loro mani ed anzi la famiglia si deve guardare da numerosi nemici, sia interni, Rinaldo degli Albizzi e Palla Strozzi, esponenti delle più potenti famiglie fiorentine, sia esterni come il Duca di Milano, Filippo Maria Visconti. Una coalizione che sembra mettere in grossa difficoltà la famiglia fiorentina tanto che Cosimo e Lorenzo sono costretti all’esilio a Venezia. Ma questa momentanea sconfitta si trasformerà in una vittoria con l’abilità dei due fratelli di tessere una rete di alleanze con lo stesso Doge, il capitano di ventura Francesco Sforza e il papa Eugenio IV. In mezzo a questo quadro storico, tra intrighi e giochi di palazzo c’è anche il racconto di una nuova arte che nasce con la figura ieratica di Filippo Brunelleschi impegnato nella costruzione della cupola del Duomo. Ma nel romanzo, assieme alla storia reale c’è spazio per la “fiction” e per la creazione di figure in bilico tra il reale e il fantastico (in particolare la figura di Laura Ricci, bellissima e crudele donna ossessionata dai Medici) creando una piacevole alchimia tra storia e fantasia.