San Tommaso e la festa del Corpus Domini

Pontremoli: conversazione sulla festa del Corpus Domini promossa da Alleanza Cattolica. La iniziarono le “beghine” di Liegi ispirate dalla filosofia del Dottore della Scolastica. Il miracolo di Bolsena: l’ostia spezzata sanguinò e macchiò i lini del corporale di un prete boemo scettico.

tommaso_daquinoTenere insieme tre nuclei di riflessione non è semplice, è riuscito nell’impegno mons. Antonio Costantino Pietrocola nella conversazione tenuta in Seminario a Pontremoli il 9 giugno per iniziativa dell’Associazione Alleanza Cattolica: Eucarestia, elementi della filosofia di San Tommaso d’Aquino e chiarezza della teologia cristiana intrecciati a partire dai dati storici. Il mirabile dottore della Scolastica (1225-1274) nel suo peregrinare in molte università europee seppe del fervore delle “beghine”, donne laiche che vivevano in comunità per il rinnovamento spirituale della Chiesa in tempi di movimenti ereticali dei catari o albigesi e poi degli hussiti boemi.
corpus dominiUna beghina di Liegi nel 1246 chiese al suo vescovo di poter adorare Gesù realmente presente nell’ostia consacrata (consustanziazione) e di esternare la bellezza e la gioia dell’Eucarestia in una processione. Il mistero eucaristico non è di facile acquisizione (si pensi allo scontro con Lutero). Scettico era un prete boemo in viaggio verso Roma, celebrando Messa a Bolsena nel 1264 fu liberato dai suoi dubbi perché l’ostia spezzata sanguinò macchiando i lini del corporale, che fu portato in processione a Orvieto, dove oggi è conservato nel Duomo.
Il miracolo è raffigurato nell’affresco di Raffaello nelle Stanze Vaticane. Da allora la festa del Corpus Domini si celebra in tutto il mondo cattolico. Il pensiero teologico sull’Eucarestia è meditato nella filosofia di Tommaso, contemporaneo all’evento. Nella sua Somma teologica il filosofo precisa che Gesù istituì l’Eucarestia come memoriale o ricordo dell’ultima cena coi discepoli, come perenne testimonianza di comunione fraterna con gli uomini, come speranza di vita eterna e nutrimento spirituale.
La riflessione si è inoltrata sui cardini dell’identità cristiana, sulla fede “sustanza di cose sperate e argomento de le non parventi” (don Antonio sempre cita Dante), fede come dono che ha il suo ossigeno nella preghiera, che dà risposta a tutte le domande di senso nell’esistenza dell’uomo, che alimenta la speranza “uno attender certo de la gloria futura” (ancora Dante), che fa approdare al vero amore, alla carità che dà gioia, fiducia, pietà, giustizia, appagamento al desiderio di infinito e di eterno che sta in tutti, come troviamo espresso anche nei grandi della letteratura e dell’arte.
Nell’età contemporanea bisognerebbe testimoniare con chiarezza la teologia cristiana, dare risposte ad aspirazioni che vadano oltre le cose, cercare Dio per esaltare l’umanità della persona: “chiuso fra cose mortali (anche il cielo stellato finirà) perché bramo Dio?” (Ungaretti).

(m.l.s.)