Centrosinistra in vantaggio, ma si aspettano i ballottaggi

Cauti i commenti sullo scivolone del Movimento 5 stelle alle elezioni comunali in attesa del 25 giugno

24vignettaIl grande protagonista delle elezioni comunali dell’11 giugno è stato l’assenteismo: poco più del 60% degli aventi diritto al voto si è recato alle urne. Il campione era molto significativo – 1.004 comuni, per oltre 9 milioni di elettori – perché erano coinvolti 25 capoluoghi di provincia (4 anche di regione). Dopo il primo round, il centrosinistra è in vantaggio avendo conquistato 31 sindaci, (quattro in capoluoghi di provincia), ed il centrodestra 11, pure con 4 capoluoghi di provincia. Il Movimento 5 Stelle ottiene 8 ballottaggi, tra i quali spicca Carrara. Oltre all’astensione, è proprio il flop del M5S a fare notizia poiché il Movimento è la prima vittima del calo dei votanti. Anche il Pd ha avuto il suo bel salasso di voti, valutato dall’Istituto Cattaneo e dal Centro Italiano Studi Elettorali, per esempio a Genova, attorno al 7,7%. I dati devono far riflettere. Evidentemente i cinquestelle hanno pagato il prezzo delle tante divisioni interne e della cattiva gestione dei comuni di Roma e Torino dopo la difficile esperienza della Appendino di fronte alla prima emergenza: il raduno in piazza per la finale di Champions League. Molti pensano che la debacle sia dovuta alla scarsa visibilità dei candidati sul territorio e che al Movimento interessino più i grandi giochi parlamentari che offrono maggiori opportunità di mettersi in evidenza rispetto alla politica dei territori. Il Pd – dicasi Renzi – paga tutte le controversie e le divisioni di questi ultimi tempi. Non è un caso che le astensioni abbiano colpito le cosiddette ‘zone rosse’, là dove le vecchie radici erano più solide.

Ancora in calo i votanti: solo il 60% degli oltre 9 milioni di elettori dei 1.004 comuni si è recato alle urne. Flop del M5S, salasso di voti per il PD che paga divisioni e controversie, avanza il centrodestra che spera di affermarsi nel secondo turno.

Tuttavia, anche se rischia di perdere roccaforti storiche come Genova e La Spezia, c’è da dire che per il momento quel partito tiene. È anche vero che non è facile quantificare le percentuali di voti ottenuti in quanto molte liste civiche erano di orientamento Pd (come molte erano di orientamento Forza Italia). Per quanto indicative possano essere le percentuali in un contesto che vede la frammentazione di tutte le forze politiche, il dato che emerge è che il centrosinistra sfiora il 37% dei voti raggiungendo il 44% con i partiti di sinistra-sinistra. Il centrodestra (FI, Lega, FdI) raggiunge il 34,2% con una leggera prevalenza della Lega, che arriva al 7,8%, su FI. Per questo Salvini grida alla vittoria, ma il voto a FI è sottostimato perché molte liste civiche hanno sicuramente portato voti alla coalizione, ma hanno anche tolto preferenze al partito di Berlusconi. Sta di fatto che se M5S piange, nessuno può ridere davvero.
Ora la palla passa ai ballottaggi, che vedono il centrosinistra impegnato in 76 città e il centrodestra in 73. Per una volta tutti sono stati tranquilli, nessuno ha gridato di gioia per la vittoria, tranne Salvini, in perenne campagna elettorale. Qualcuno ha pensato che si stia ritornando al bipolarismo, ma è stata la tentazione solo di un momento. Sotto sotto, tanti sperano che questa sia la fine del M5S, ma la realtà sembra diversa. Grillo, da parte sua, dopo una giornata di riflessione, ha gridato che rinasceranno più forti che mai, cercando di nascondere le lotte intestine e di minimizzare le responsabilità che molti grillini attribuiscono a Di Maio e quindi allo stesso Grillo. Si pensa anche alle alleanze future e alle leadership sia a destra che a sinistra. Tutto comunque è rimandato alle sentenze definitive che emergeranno dai ballottaggi del 25 giugno.

Giovanni Barbieri