
Il 5 e il 6 dicembre. Bruciato nel parco Tra La Cà il tradizionale falò

Il culto di San Nicola, vescovo di Mira (Licia) nel IV secolo, si è diffuso in Europa quando le sue presunte reliquie, trafugate da Mira da un gruppo di soldati baresi, vennero collocate con grandi onori, nella Cattedrale di Bari, il 9 maggio del 1087. Come vescovo ebbe grande cura del suo gregge, distinguendosi soprattutto per la squisita e continua carità. Di lui si narra anche che avrebbe risuscitato tre fanciulli, uccisi da un infimo macellaio. Oggi, pur sotto le mentite spoglie di Babbo Natale-Santa Claus per i paesi nord europei, S. Nicolò ci ricorda il grande comandamento dell’amore, troppo spesso desueto dagli stessi cristiani. Quanti fratelli “più piccoli” tendono la mano o chiedono semplicemente di essere trattati da uomini, senza scuotere le nostre coscienze come se la giustizia, l’accoglienza, l’attenzione, la condivisione… fossero valori ad intermittenza che riguardano solo alcune categorie di persone. Queste le riflessioni che il parroco di Villafranca, don Giovanni Barbieri, ha proposto ai fedeli nell’omelia della S. Messa solenne celebrata lunedì sera, 5 dicembre, assieme ad altri sacerdoti, presenti anche i diaconi don Beppino e don Mariopaolo. Nutrito il programma religioso che, secondo tradizione, ha caratterizzato una delle feste più sentite dalla comunità villafranchese. Domenica 4 dicembre, durante la messa vespertina, nella chiesa dei Ss. Giovanni e Nicolò, c’è stata la possibilità di accostarsi al sacramento della riconciliazione: come ricorda Papa Francesco, si è chiusa la Porta Santa, ma quella del Padre è sempre aperta per accogliere i figli lontani.

La sera della vigilia, dopo la S. Messa a cui hanno partecipato il sindaco Filippo Bellesi e gli assessori Simi e Bernardi in rappresentanza dell’intera cittadinanza, si è svolta la processione che, attraverso le vie del borgo, è giunta nel parco Tra La Cà, dove era stata predisposta la pira del fuoco che, da tempo immemorabile, viene acceso dopo la benedizione. Una tradizione che ha resistito nel tempo, passando attraverso eventi straordinari come guerre, carestie, pestilenze… Con il fuoco, inteso come elemento purificatore, si distruggono simbolicamente le traversie della vita accumulate nell’anno e si traggono auspici per il tempo che verrà. Le faville che salgono verso il cielo rimandano alla Luce vera, ossia a Gesù venuto sulla terra per dissipare le ombre del peccato. Il 6 dicembre, la S. Messa delle ore 11 è stata resa solenne dai canti del coro parrocchiale diretto dal maestro Pierfrancesco Carnesecca. La celebrazione delle 17,30 ha visto la partecipazione dei bambini ai quali è stata impartita una speciale benedizione affinché crescano gioiosi testimoni del Risorto. A tutti i fedeli è stato distribuito il pane benedetto. S. Nicola faccia sorgere in noi il desiderio di una vita nuova, facendo germogliare nei nostri cuori propositi di bene per andare, con letizia, incontro al Signore che viene.
Ivana Fornesi