Quell’ideale di dare a Pontremoli il titolo di città

Nel 1716 moriva Bernardino Campi, l’autore delle “Memorie storiche”

Bernardino Campi
Il frontespizio dell’opera di Bernardino Campi

I fascicoli di Memorie historiche della città di Pontremoli, Bernardino Campi (1656-1716) li tenne manoscritti nella sua cella al Convento dei Cappuccini di Pontremoli perché non riuscì a pubblicarli, stessa sorte dei Successi memorabili di Lunigiana e altre sue opere. Eppure è il maggiore dei cronisti pontremolesi a cui hanno attinto gli storici locali successivi. Esplorava gli scritti dei classici maturando cultura e una notevole erudizione, anche se limitata allo spazio locale, e sempre rivolta al suo ideale di far proclamare Pontremoli “città nobile” (lo sarà nel 1778), ritenendola degna di stare fra “le più cospicue” città italiane “per antichità, nobiltà, ricchezze e virtù”, ricca di studiosi del diritto e della medicina. Per accreditare antichità di origine con ingenuità critica fece proprio il mito di Apua creato per dare a Pontremoli una favolosa fondazione etrusca: mancava la fonte certa, ma Bernanrdino Campi argomenta con la controprova “io non trovo alcuno che dica il contrario”. Un errore ne tira altri sulla fondazione di “Borgo Vecchio” e del “Bambarone”, sulla distruzione di Apua da parte dei Goti e ricostruita col nome di Pontremoli nel sec.V. La fierezza antica degli “apuani” non fu propria dei lontani discendenti, che città e principi forestieri resero sudditi. Le notizie riferite sono più ampie e precise dal 1495 (e si fermano al 1651) perché attingono a documenti d’archivio, non disponibili per il tempo precedente a causa dell’incendio che distrusse case e carte. Oltre alle lotte politiche troviamo nelle Memorie anche esortazioni etiche e civili, peste, guerra, malgoverno, passaggi devastatori di eserciti, siccità, avidità di funzionari, profittatori, condizioni economiche e sanitarie. La famiglia Campi era originaria di Lecco, stabilitasi a Pontremoli nella seconda metà del Trecento, fu in ascesa sociale con membri dediti alla giurisprudenza e alla vita ecclesiastica. Il manoscritto del Campi è stato stampato nel 1975 a cura di Luciano Bertocchi, Mauro Bertocchi, Vasco Bianchi (che ne fa ampia prefazione) e Nicola Zucchi-Castellini possessore della copia a cui l’edizione si è attenuta. L’iniziativa era sostenuta dal sindaco Adamo Bianchi.