
Respinta la mozione della minoranza di “Cambiamo adesso”

Uno dei temi più interessanti dell’ultimo Consiglio Comunale di Fivizzano è stato senza dubbio quello della tassa – smaltimento rifiuti per gli esercizi commerciali dei piccoli paesi, posto all’ordine del giorno a seguito di una mozione presentata dai consiglieri Domenichelli, Gia e Pinelli della Lista Civica “Cambiamo adesso”, che si erano fatti interpreti di una richiesta partita dagli abitanti di Sassalbo, ma sollecitata anche da altri. Fivizzano è un comune che comprende un centinaio di paesi, la maggior parte dei quali sono di piccole dimensioni e di pochi abitanti, per di più in progressiva diminuzione, per cause naturali – da diverso tempo i decessi annuali nel comune superano le nascite di oltre 100 unità – o per i trasferimenti dei giovani, non compensati più, come nel passato, dal rientro di emigranti pensionati. Di fatto la popolazione, dal dopo guerra ad oggi, si è quasi dimezzata, superando, oggi, di poco gli 8.000 residenti. Per ovvia conseguenza le “botteghe paesane”, nelle quali si trovava un po’ di tutto, sono scomparse quasi ovunque, avendo perso sempre più clienti, anche perché tentati dai migliori prezzi della grande distribuzione facilmente raggiungibile con le auto, il che non vale, però, per gli anziani, che in tal modo hanno perso la facilità e il piacere di fare la spesa in autonomia e di scambiare due chiacchiere con i paesani. Se si escludono i paesi più grandi, nelle decine delle frazioni più piccole – ma anche a Equi – non è più possibile prendere un caffè o mangiare un panino o comprare la pasta. Bisogna andare altrove o aspettare il camion-bottega. Poteva essere di aiuto alla loro sopravvivenza l’abolizione o una riduzione della tassa rifiuti? Poteva rappresentare un incoraggiamento a resistere o ad aprire un esercizio nuovo la vicinanza delle istituzioni, magari rapportata al numero di abitanti, al fatturato o a quant’altro utile a non creare disparità? Quella della Lista Civica sembrava una proposta aperta alle valutazioni e alle soluzioni discrezionali della Giunta e poco impegnativa dal punto di vista finanziario: si è sentito parlare di cifre inferiori ai 5mila euro. Come, però, succede in situazioni del genere, quando non si è d’accordo o non si vuole esserlo o si teme di essere scavalcati dalla minoranza, dalla maggioranza consigliare sono state addotte ragioni contrarie di opportunità – come scegliere i paesi beneficiari? – e di impossibilità giuridica (pare, invece, che la Corte dei Conti abbia riconosciuto ammissibili le riduzioni totali o parziali di queste tasse), per giungere a bocciare la proposta. Rimane il fatto che i paesi sono avviati verso una decadenza che comincia ad interessare la stessa struttura urbanistica e il patrimonio edilizio, fino ad investire l’ambiente naturale circostante, ormai in preda al degrado. Sarà il caso di soffermarsi a fare qualche riflessione? Quel Consiglio poteva rappresentare l’occasione per cominciare.
Andreino Fabiani