La misericordia rivela la grande bontà del Signore

Papa Francesco ha chiuso la Porta Santa in S. Pietro; è stata l’ultima ad essere chiusa, una settimana dopo quelle diocesane, uno dei tanti segni che hanno caratterizzato in modo originale il giubileo

Giubileo Misericordia: chiusura Porta Santa
Vaticano, 20 novembre 2016. Papa Francesco chiude la Porta Santa della Basilica di San Pietro a conclusione del Giubileo della Misericordia.

“Chiudiamo oggi la Porta Santa, ringraziando Dio per averci concesso questo tempo straordinario di grazia”. Così Papa Francesco, in un tweet pubblicato sul suo profilo ‘social’, ha condensato la giornata che ha segnato la conclusione di un anno straordinario non solo per definizione, ma per tutta la serie di celebrazioni che hanno declinato le tante incarnazioni della misericordia divina. Con una cerimonia che, pur resa solenne dall’ambiente in cui si è svolta – prima l’atrio della basilica di S. Pietro all’altezza della Porta Santa, poi la piazza –, è apparsa caratterizzata da un clima di semplicità in sintonia con lo stile di questo Papa che guarda più alla sostanza che alla forma, è giunto così a compimento questo anno giubilare dedicato alla riscoperta della grandezza della misericordia divina e della bellezza dell’esercizio di questa virtù nei confronti dei fratelli. La Porta Santa di S. Pietro è stata l’ultima ad essere chiusa, una settimana dopo quelle diocesane, uno dei tanti segni che hanno caratterizzato in modo originale il giubileo. Le ‘novità’ rispetto al passato sono state molte sin dal suo inizio, segnato in modo indelebile dall’apertura della Porta Santa nella cattedrale di Bangui (Repubblica Centrafricana), così come è stato per quelle aperte nelle carceri, negli ospedali, nelle case di riposo: nei luoghi dove della misericordia divina e degli uomini c’è estremo bisogno per non perdere la speranza di rendenzione, di guarigione, di accoglienza. La chiusura della Porta Santa è stato il gesto di inizio della celebrazione: dopo aver pregato, il Papa ha tirato le ante e ha chiuso i battenti, soffermandosi, poi, in silenzio davanti alla porta stessa; quindi, in processione, ha raggiunto l’altar maggiore allestito sul sagrato della basilica per la celebrazione della S. Messa. Nella piazza erano presenti, tra la moltitudine di fedeli, delegazioni di 10 Paesi da ogni parte del mondo, a partire dalla Repubblica Centrafricana, beneficiata del gesto sopra ricordato. Per l’Italia erano presenti il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il premier Matteo Renzi. Francesco ha incentrato l’omelia sul brano di Vangelo della solennità di Cristo re dell’universo e sulla chiusura del giubileo. In particolare ha esaminato l’atteggiamento nei confronti di Gesù crocifisso dei tre gruppi di persone sotto la croce di Gesù: “il popolo che guarda, il gruppo che sta nei pressi della croce e un malfattore crocifisso”. Di fronte all’attacco e alla derisione degli increduli, Gesù non reagisce, “non fa un’apologetica della sua regalità”. “Quante volte – ha spiegato il Papa – siamo stati tentati di scendere dalla croce. La forza di attrazione del potere e del successo – ha sottolineato il Pontefice – è sembrata una via facile e rapida per diffondere il Vangelo, dimenticando in fretta come opera il regno di Dio. Quest’Anno della misericordia ci ha invitato a ritornare all’essenziale”. Il giubileo che si chiude chiama i cristiani a vedere il vero volto di Cristo e a “riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è accogliente, libera, fedele, povera nei mezzi e ricca nell’amore, missionaria. La misericordia, portandoci al cuore del Vangelo, ci esorta anche – ha spiegato – a rinunciare ad abitudini e consuetudini che possono ostacolare il servizio al regno di Dio; a trovare il nostro orientamento solo nella perenne e umile regalità di Gesù, non nell’adeguamento alle precarie regalità e ai mutevoli poteri di ogni epoca”.

Antonio Ricci