
A Massa e a Pontremoli. Il vescovo Santucci e il vescovo emerito Binini hanno presieduto le cerimonie per la chiusura delle Porte Sante

Scandita dai tre momenti più significativi – la S.Messa delle 12 celebrata da mons. Silvano Lecchini, seguita dall’esposizione del SS. Sacramento per l’adorazione dei fedeli; la S. Messa solenne, accompagnata dai canti della Corale S. Cecilia, celebrata da mons. Eugenio Binini, vescovo emerito, affiancato da un bel numero di sacerdoti delle parrocchie lunigianesi; la chiusura della Porta Santa della concattedrale e la Benedizione eucaristica dall’alto del vescovado – si è svolta nel raccoglimento, partecipata da molti fedeli, in contemporanea con quanto avveniva nella cattedrale di Massa, la giornata che ha segnato la chiusura del Giubileo della Misericordia a livello diocesano. Una chiusura che ha portato a compimento un anno, iniziato lo scorso mese di dicembre con una cerimonia analoga per l’apertura della Porta Santa, reso straordinario da una serie molto dettagliata di celebrazioni pensate per portare a contatto delle diverse realtà ecclesiali e civili il messaggio lanciato da Papa Francesco di un Dio che “non si stanca mai di spalancare la porta del suo cuore per ripetere che ci ama e vuole condividere con noi la sua vita”. È attorno al concetto di ‘misericordia’ che mons. Binini ha svolto la sua omelia. Al tempo di Gesù, ha ricordato, si pensava che “il mondo fosse ormai troppo corrotto e che presto sarebbe stato sostituito da una realtà nuova fatta germogliare da Dio”. Per le prime comunità cristiane “la distruzione di Gerusalemme nel 70 dC era un segno misterioso che li interpellava”. Allo stesso modo, “oggi ci interpella questo mondo così turbato da tante ingiustizie, da tante guerre e da tante sofferenze. Questo ci spinge a porci una domanda: “Perchè tanto malessere, perchè tanta paura, perchè tanto disorientamento?”. La logica dello ‘scambio’ ha pervaso tutto e tutti; sembra perduta e talvolta irrisa la logica della gratuità del dono. Ma, ha spiegato il celebrante, Gesù ci dice di non fare del bene aspettandoci di essere riacambiati – “che merito ne hai se tu fai qualcosa a un tuo fratello in vista di esserne ricambiato?” – e ci spinge a farlo a chi non ci potrà dare nulla in cambio. “Papa Francesco che invita i cristiani e il mondo a guardare e a misurarsi con i poveri, è un vero rivoluzionario”. “Questa resistenza alla gratuità a sua volta genera la difficoltà a lasciarsi perdonare. Quante persone non perdonano neppure a se stesse di aver sbagliato! Quanto é più facile rimanere attaccati al proprio inammissibile errore piuttosto che accogliere il perdono gratuito di chi ci vuol bene! Chissà se un sottile orgoglio non nasconda poi il pensiero: non vorrei aver sbagliato perché non accetto di dover chiedere scusa e quindi di essere gratuitamente perdonato”. Mons. Binini ha poi richiamato alla memoria le parole che il Papa pronunciò nel momento dell’apertura del Giubileo: la Porta Santa si apre per far uscire la Chiesa nel mondo a sporcarsi le mani e a portare la misericordia dell’abbraccio di Dio ricevuto. “La porta del tempio – ha concluso il vescovo emerito – si apre per fare incontrare i fratelli nella fede del Battesimo e a loro tutti far incontrare il Signore. Ma quando tu esci tutti devono vedere che sei cambiato, che sei diverso. Non perché sei migliore degli altri ma perchè porti in te la certezza che Dio ti ama e che sai amare gli altri come Lui ha amato te, anche se non te lo sei meritato. È il Vangelo ‘vivo’ che convince e cambia il mondo”.
Antonio Ricci