La figura del maestro proposta a Pontremoli dal suo allievo Fabrizio Mismas
Che La Spezia sia stata nel primo Novecento un centro vivace di cultura e “capitale” dell’avanguardia artistica del Futurismo (l’unica vera avanguardia italiana maestra internazionale di altri Futurismi) è cosa nota e risaputa.
Rimangono tuttavia un poco nell’ombra singoli artisti, che pure hanno lasciato opere importanti e belle in Lunigiana. La figura del maestro Angiolo Del Santo (La Spezia 1882-1938) è stata proposta dal suo allievo Fabrizio Mismas in una relazione del programma dell’Unitre a Pontremoli.
Come Augusto Magli anche Del Santo ha arricchito di opere d’arte la Lunigiana con creazioni originali, innestate di citazioni stilistiche dal Classicismo tardo rinascimentale ma ancor più dal Simbolismo e dal Naturalismo.
Ebbe una vita difficile, anche nella salute, un complicato corso di formazione di studi e di apprendistato alla scultura. Alla Spezia non c’erano maestri scultori, arrivò all’Accademia di Belle Arti di Carrara (dove si incontrò con Arturo Dazzi, che lo apprezzò). Un’occasione fortuita lo portò nel 1909 a Torino nello studio-azienda di Leonardo Visconti, uno dei grandi della scultura italiana tra Otto e Novecento, ne divenne l’allievo prediletto, ricevette importanti commesse. Tornò a lavorare alla Spezia e fece opere che si trovano soprattutto nel “museo all’aperto” che è il cimitero a Ca’ di Boschetti con sculture per le tombe di importanti personaggi.
Le più belle opere in marmo e in bronzo sono il Cristo morto dinamico e di grande plasticismo, esprime un dolore silenzioso; Mary Della Rosa è una deliziosa fanciulla morta che sorride parlando alla sua bambola come se i suoi sogni infantili non si fossero spezzati, sta appoggiata ad una stele e raggiunge la sublimazione poetica; Putti che giocano (un blocco esaltato da Vittorio Sgarbi). L’ Incipit vita nova della tomba Coma presenta con dolcezza l’angelo che trasporta con un risveglio lento due sposi in un altrove metafisico. Ma Del Santo seppe ben trattare il movimento e creò anche figure di alta drammaticità come il Cristo della tomba Cozzani. Una energica Vittoria alata ornava l’angolo del palazzo Comunale della Spezia distrutto dai bombardamenti, ma la statua bronzea si è salvata.
Nonostante il valore delle sue opere, Angiolo Del Santo incontrò delusioni e oblio, i suoi gessi per altro andarono persi nei bombardamenti del 1943. Sono stati i suoi due figli a rinnovare il ricordo del padre; fu composto un libro su Del Santo, fatta una mostra e restaurate le sue opere in bronzo.
A Licciana Nardi nella piazzetta davanti al castello sta il Monumento ad Anacarsi Nardi che Del Santo fece nel 1919 , la figura ha la forte contorsione agonica, rende con una certa enfasi una morte eroica. Il catalogo delle opere dello scultore Del Santo è ricco di altre opere, finalmente apprezzate e custodite nella sua città.
L’allievo, prof. Fabrizio Mismas, sa descriverle con concreti, professionali riferimenti alla modellazione, al gioco delle ombre, al traguardare prospettico, al vigore plastico delle figure create dal suo maestro, al quale continua a dedicare interesse di studio e riferimento nel suo fare scultura. Ne viene un “saper vedere l’opera d’arte” nel suo farsi, un approccio efficace e diverso dalla critica d’arte accademica.
(Maria Luisa Simoncelli)