
Domenica 17 novembre – XXXIII del Tempo Ordinario
(Dn 12,1-3; Eb 10,11-14; Mc 13,24-32)
La nostra vita cristiana si svolge nel mondo ma non è ristretta dall’orizzonte terreno: è aperta a una prospettiva che va verso l’infinito. Siamo uomini di eternità, e le nostre azioni hanno un risvolto terreno per la vita sulla terra, e una realizzazione che durerà nell’eternità del Regno di Dio.
1. Viene sulle nubi. La nostra vita, come le nostre celebrazioni, è protesa verso il futuro. Diciamo in ogni Messa: “Annunciamo la tua morte, nell’attesa della tua venuta”. Attendiamo Gesù che viene in maniera diversa, gloriosa, non compie un ritorno, perché il Signore non è andato via, è sempre con noi.
La nostra vita si svolge tra la prima venuta di Gesù “nell’umiltà della nostra carne” e la seconda venuta “sulle nubi del cielo”. Il nostro essere proiettati verso il futuro è collegato con il passato, il sentirsi radicati in una tradizione culturale ci evita lo spaesamento tipico della cultura contemporanea, che si vanta di essere libera perché è senza radici.
Dice papa Francesco: “Speranza e futuro presuppongono memoria. La memoria dei nostri anziani è il sostegno per andare avanti nel cammino” (12 sett. 2013).
2. Viene con grande potenza e radunerà i suoi eletti. Gesù è venuto per essere il Dio-con-noi, e l’Eucaristia che ci accompagna di settimana in settimana ci rassicura che ogni giorno della nostra vita è un dono prezioso della grazia divina.
Con la sua venuta Gesù divide la storia in due parti e vi si colloca al centro, perché ne è il padrone.
Questa sua centralità è manifestata anche dalla formulazione delle nostre preghiere che salgono al Padre attraverso la mediazione del Figlio: “Per il nostro Signore Gesù Cristo”. La preghiera eucaristica ha una conclusione più solenne: “Per Cristo, con Cristo e in Cristo”.
3. Dalla pianta di fico imparate la parabola. Il discorso di Gesù letto in questa domenica è la conclusione del suo ministero, e la sua raccomandazione finale è quella di trarre ammaestramento dai segni dei tempi.
Il Signore ci parla attraverso le persone e gli avvenimenti; quindi non restiamo chiusi nei nostri schemi, apriamo gli occhi sulla storia presente. Tutte le epoche sono di transizione, quale più, quale meno, ma la successione degli eventi non è mai una sequenza casuale di fatti, bensì l’intervento continuo di Dio.
La storia è sempre storia di salvezza, e il cammino che percorriamo giorno per giorno, sempre sotto la benedizione di Dio, è proteso alla venuta del Regno, e quando verrà, ci sarà anche la realizzazione della nostra vocazione: “Cercate anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta” (Mt 6,33; Lc 12,31).
Facciamo attenzione a non meritare il rimprovero rivolto da Gesù a Gerusalemme: “Alla vista della città pianse su di essa dicendo: Se avessi compreso anche tu… ma non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” (Lc 19,41-44).
† Alberto