Il pellegrinaggio in Terrasanta di Franceschino da Pontremoli

Un manoscritto della seconda metà del Trecento conservato a Yale. Conferenza di Enrica Salvatori in occasione dell’apertura dell’anno accademico dell’UniTre Pontremoli-Lunigiana

La conferenza della prof.ssa Enrica Salvatori a Pontremoli per l’inaugurazione del nuovo anno accademico dell’UniTre

Franceschino da Pontremoli era un cimatore vissuto nella seconda metà del XIV secolo. Uno di quegli artigiani che con grande abilità rifinivano i tessuti pareggiando il livello del pelo così da renderlo liscio ed uniforme.
Doveva essere piuttosto benestante quando, probabilmente all’inizio degli anni Ottanta del Trecento inizia un pellegrinaggio che lo avrebbe portato prima a Roma, poi a Venezia, infine in Terrasanta nei luoghi sacri del Cristianesimo, da Gerusalemme a Betlemme.
È stato questo l’argomento della conferenza di apertura del nuovo anno accademico dell’Università delle Tre Età Pontremoli – Lunigiana, tenuta nelle Stanze del Teatro della Rosa sabato 12 ottobre dalla prof.ssa Enrica Salvatori.
Il viaggio di fede dell’artigiano pontremolese è uno degli innumerevoli pellegrinaggi compiuti in Terra Santa, ma questo risale a quasi sette secoli fa e non solo descrive l’itinerario con la cadenza delle relative tappe, ma indica anche le spese sostenute, in particolare quelle per accedere ai luoghi sacri.
Un documento contenuto all’interno di un manoscritto acquistato nel 2014 dall’Università statunitense di Yale e da allora conservato nella biblioteca Beinecke a New Haven, in Connecticut.
La preziosa raccolta di fogli del XIV secolo apparteneva al convento di Sarzana dei Francescani: qui il 17 febbraio 1382 gli amanuensi attivi nello scriptorium ricopiano il documento scritto dal pellegrino; sappiamo che nel Seicento si trova ancora lì perché è noto che sia stato utilizzato da Ippolito Landinelli, studioso, scrittore e canonico della cattedrale sarzanese. Tuttavia proprio nel corso di quel secolo finisce nella Lunigiana orientale, nella chiesa di San Terenzo Monti. Il manoscritto, infatti, contiene anche una interessante vita del santo di origini scozzesi.

L’edificio della Beinecke Library della Yale University dov’è conservato il manoscritto (foto Wikipedia – Gunnar Klack)

In una data imprecisata, ma fra il 1755 e il 1870, il manoscritto viene acquistato dal lucchese Giuseppe Martini, importante collezionista e antiquario; alla sua morte la raccolta attraversa l’oceano, fino a New York, venduta ad un altro antiquario, Hans Peter Kraus; nel 1981, il manoscritto si trova in Canada, a Toronto, proprietà di Joseph Pope. In seguito, dalla Bergendal Collection torna ancora sul mercato antiquario, ed è la casa d’aste internazionale Sotheby’s ad aggiudicarlo una decina di anni fa all’università americana.
Della sua esistenza i ricercatori dell’Università di Pisa vengono a conoscenza nel 2018 raccogliendo la segnalazione di una Vita di San Terenzo scritta nel XIV secolo e visibile on line; in quel momento ecco la scoperta: il manoscritto oltre alla biografia del vescovo contiene anche quell’itinerario indicato da Franceschino da Pontremoli.
Dell’uomo non si conosce altro se non il nome e il mestiere: “cimatore”, appunto. Ma il documento, nel suo genere, è estremamente raro e interessante. Un viaggio oltreoceano ha permesso alla prof. Salvatori di esaminare l’originale scoprendo, ad esempio, l’esistenza di filigrane diverse impresse sulla carta utilizzata, segno di provenienza da quattro diverse “cartiere” attive nel Trecento ma ancora tutte da individuare.
La conferenza di sabato scorso, che ha visto la presenza di un pubblico numeroso giunto da numerose località anche oltre i confini della Lunigiana, è stata introdotta dalla vicepresidente dell’UniTre Graziella Nadotti, dalla direttrice dei corsi Caterina Rapetti ed aperta dai saluti del sindaco di Pontremoli Jacopo Ferri.
Durante la relazione la prof.ssa Enrica Salvatori ha spiegato come il manoscritto contenga la Vita di San Terenzo nella sezione prima e in quella successiva l’itinerarium di Franceschino da Pontremoli.
L’artigiano-pellegrino era partito da Pontremoli impiegando un mese per percorrere le 300 miglia che lo separavano da Roma; da qui, anziché proseguire verso sud si era diretto a Venezia attraverso gli attuali territori di Umbria e Romagna. Non si conosce il motivo per cui anziché proseguire da Roma verso la Grecia sia tornato verso nord.
Una spiegazione potrebbe essere che la potente repubblica marinara probabilmente garantiva maggior sicurezza nel viaggio via mare che Franceschino compie con numerose tappe nei porti sulla costa orientale dell’Adriatico.
Arrivato a Modon, nel Peloponneso di una Grecia ancora territorio dell’Impero Bizantino, prosegue per Creta, Rodi, sbarca a Zaffa (Jaffa) e da lì arriva finalmente nel territorio dei Saraceni per proseguire fino a Gerusalemme prima e a Betlemme dopo.
È in questa ultima parte del viaggio che inizia a prendere nota delle spese, in particolare di quelle necessarie per accedere ai luoghi sacri (ma, a quanto pare, anche per prendere in affitto un asino), informazioni evidentemente utili per chi avesse voluto seguire il suo esempio.
Si scopre così che, ad esempio, per entrare nel Santo Sepolcro la tariffa era di cinque Fiorini d’oro e di un Grosso d’argento, a testimonianza di come già sette secoli fa i pellegrini fossero una preziosa fonte di reddito per i territori attraversati e per le loro mete.
Il suo deve essere stato un viaggio non facile, che lo tiene lontano da Pontremoli per molti mesi; che abbia fatto ritorno lo testimonia la presenza del manoscritto che, ad uso dei Francescani, doveva diventare un raro diario di servizio, una vera e propria guida.
Un documento, come ha spiegato Enrica Salvatori, ancora da studiare, ma anche una testimonianza che torna a Pontremoli da oltre oceano, con una storia ancora più preziosa perché scampata all’incendio che alla fine del Quattrocento distrusse la quasi totalità degli archivi pontremolesi, come ha sottolineato Caterina Rapetti.
Un viaggio lungo quello compiuto dal manoscritto del “cimatore” Franceschino: aveva lasciato Pontremoli, era stato ricopiato a Sarzana e da lì si era avviato per il mondo. Per tornare, quasi sette secoli dopo.

Paolo Bissoli