Un’annata difficile per la patata zerasca

Lancia l’allarme la Coldiretti che sottolinea come ci sia un calo di oltre il 50% del raccolto in tutta la Toscana, specie nelle aree montane

Cassette vuote, varietà autoctone in pericolo ed economie di montagna in difficoltà. Non è l’anno della patata in Toscana lo dimostra quanto sta succedendo a Zeri dove il prezioso tubero è una risorsa importante per sostenere il reddito delle aziende agricole che presidiano territori difficili e marginali. A dirlo è Coldiretti Toscana secondo cui la produzione di patate, a causa del caldo estremo e dell’umidità, sarà più che dimezzata rispetto ai 130 mila quintali del 2023. Uno scenario che rappresenta una minaccia anche per le varietà autoctone locali come la patata zerasca. “Parliamo di una riduzione della produzione a livello regionale tra il 30% e l’80% – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – I cambiamenti climatici stanno mettendo in pericolo il Made in Italy agroalimentare, dal vino ai formaggi fino ai salumi, insieme ad un patrimonio inestimabile fatto di piccole produzioni agricole tradizionali di cui gli agricoltori sono custodi”. Nella valle di Zeri la varietà autoctona è inserita nella lista dei prodotti tradizionali regionali ed è considerata a rischio estinzione. Prodotta ancora da un piccolo gruppo di pataticoltori in quella che è storicamente una terra di pascoli ad oltre 1000 metri di altitudine, la sua coltivazione risale al 1777. Viene anche chiamata la patata di Formentara. La tipicità della patata di Zeri consiste, oltre che nella tradizionalità, nel particolare ambiente di coltivazione, caratterizzato da un’elevata altitudine (tra i 500 e i 1500 m s.l.m.) da clima montano, da terreni particolarmente vocati e infine dalla tecnica di produzione, senza utilizzo di sostanze chimiche di sintesi.

Barbara Conti, pastora custode di prima generazione ne raccoglie ogni anno tra i 60 e gli 80 quintali. “E’ un’annata negativa per la patata. La produzione ha avuto una riduzione di due terzi: siamo nell’ordine del 70% di prodotto raccolto in meno. Qui da noi ha piovuto molto ma ha anche fatto molto caldo creando le condizioni di umidità perfette per attivare la peronospora che infetta le foglie. Quest’anno non potremo contare su un prodotto molto ricercato legato a questi territori e che coltiviamo con grande passione ed attenzione. Per la nostra piccola azienda, che basa la sua sostenibilità anche sulla produzione di patate, è un duro colpo”. Concetti condivisi dalla presidente di Coldiretti Massa Carrara, Francesca Ferrara «Parliamo di una riduzione della produzione importante, nell’ordine anche di oltre il 50% a seconda della zona e dell’altitudine, che inciderà pesantemente sulle imprese agricole che attraverso la vendita diretta e la loro lavorazione traggono una redditività importante soprattutto in quei territori, come quelli montani, dove fare agricoltura è più difficile e oneroso e dove l’azienda agricola è il motore di borghi e paesi. L’agricoltura è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze de cambiamento climatico e del surriscaldamento ma è anche il settore più impegnato per contrastarli. Una nuova sfida per le imprese agricole che – prosegue Ferrari – devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, su gestione acque e sicurezza del territorio»